tag:blogger.com,1999:blog-2879448538559508132024-03-13T09:32:11.242+01:00"Pessimismo della ragione,ottimismo della volontà"-A.G.-Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.comBlogger114125tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-78025282431191595882016-10-21T03:33:00.004+01:002016-10-21T03:34:50.610+01:00Cose privatissime che non ve ne frega nulla ma non riesco più a tenere solo per me.Dicono che raccontare è terapeutico. Allora bene, questa è la storia.<br />
<br />
Avevo una ragazza. Questa ragazza pensava di me cose abominevoli.
Pensava che avessi una o più storie con altre donne, che stessi con lei solo per farmi mantenere, pensava addirittura che avessi una figlia illegittima; per la precisione, una sera al ristorante mi gridò che ormai sapeva tutto, la figlia della mia ex era in realtà anche mia figlia. Quella sera al ristorante avevamo da poco saputo che la mia ragazza era in cinta. Mi disse che persone come me le facevano schifo, non voleva certo entrare nella tresca che c'era tra me, la mia ex e suo marito. Mi avrebbe lasciato il giorno dopo; sarebbe partita senza farmi sapere per dove e non l'avrei più rivista, ma soprattutto non avrei mai visto mio figlio. Non eravamo sposati, quindi lei se lo sarebbe portato via e non avrebbe mai lasciato che potessi vederlo. L'avrebbe tenuto lontano da persone orribili come me.
Passò i mesi seguenti offendendomi ed odiandomi; avevamo perso l bambino. Era stato un rigetto spontaneo che probabilmente le aveva anche salvato al vita. Se la gravidanza fosse andata avanti sia lei che il bambino sarebbero state in pericolo. Questo non lo dico io ma i molti dottori che abbiamo ascoltato.
I mesi seguenti, dicevo, li passò trattandomi come un mostro. Secondo lei se il bambino era morto era colpa mia, io non lo volevo e per questo era morto. E' vero, tra la madre ed il figlio sceglievo la salute della madre, era chiaro da subito che non sarebbe stata una gravidanza facile e la cosa più sensata era curare la madre e magari in futuro pensare ad un figlio in una situazione più sicura.
Alcuni mesi dopo l'aborto lei si sentì male e tutto faceva pensare che fosse di nuovo in cinta. Per 24 ore pensammo veramente che stesse aspettando un altro bambino; la mia prima ed istantanea reazione fu di dirle:"Bene! Questa volta faremo andare tutto bene! Andiamo via da qui e da questi ospedali fatiscenti ed andiamo dove puoi essere assistita in tutto quello di cui hai bisogno". Dopo le analisi vedemmo che non era un bambino. La mia reazione non servì a niente, lei continuava ad accusarmi di aver ucciso nostro figlio perchè aveva sentito che non lo avevo voluto. Facevo schifo ed ero un uomo disgustoso perchè intanto mi vedevo di nascosto con la mia ex con cui, secondo lei, portavo avanti una relazione. Sopportai per 5 mesi di essere trattato in questo modo, fino a che cominciai a risponderle a tono. Dovevo pur difendermi.
Passavo ogni singolo giorno con lei. La andavo a prendere a lavoro ogni giorno, non mi vedevo con nessuno se non c'era anche lei, la mia vita era basata solo intorno a lei ed alle sue necessità. Pulivo io casa perchè avevo più tempo libero. Per lei però la casa non era mai abbastanza pulita e continuava a lamentarsene.
Il periodo della gravidanza e dell'aborto le avevano tolto molte energie ed i dottori si erano raccomandati di fare una cura di ferro vitamine ed altro per riprendere le forse. Lei non ne volle sapere. A me diceva di farla ma in realtà evitò di curarsi. Vedevo benissimo che con il passare del tempo qualcosa nella sua salute non andava. Solo che non sapevo spiegarmelo. Quando le chiesi se voleva fare una visita di controllo per sicurezza mi aggredì dicendo che in realtà io volevo solo assicurarmi che lei non fosse di nuovo in cinta. Non sarebbe assolutamente tornata a farsi curare quindi.
Il risultato fu una infezione di ameba allo stomaco. I dottori videro che non si era curata, che le sue difese immunitarie erano quasi azzerate e quell'infezione ne era la conseguenza. Andammo nel miglior ospedale dove la curarono e la fecero rimanere per tre giorni.
Mi sentivo sollevato. Quella salute precaria che vedevo in lei da settimane finalmente aveva una causa ed era stata curata. Immaginavo che anche il suo stato d'animo ne avrebbe sicuramente guadagnato. Restai con lei tutto il tempo in ospedale. Non andai a lavorare per tre giorni. Lei non parlava la lingua ed in ospedale non parlavano inglese, quindi preferivo essere sempre li con lei. Soprattutto era anche un modo per poterci rilassare; aveva una camera tutta per se e nell'ospedale erano molto gentili. Ogni volta che portavano da mangiare a lei lo portavano anche a me e non era neanche male. La notte dormivo su una poltrona nella sua stanza che non era poi tanto scomoda.
Stavamo tirando un respiro di sollievo. O almeno credevo.
La sera del terzo giorno ero sceso al bar dell'ospedale per prendere un caffè, solo alcuni minuti mi pare. Quando tornai in camera la trovai pronta ad aggredirmi ancora una volta. Non gli detti tanto peso, un pò per abitudine, un pò perchè essendo in ospedale capivo che potesse essere nervosa. Solo che non aspettavo un'aggressione del genere. Appena mi sedetti accanto a lei cominciò nuovamente ad accusarmi della sua rovina. Stavolta era colpa mia se si era ammalata.
-Tu sei una persona di merda, ti hanno cresciuto vivendo nella merda e nella merda ti piace vivere! In casa c'è merda ovunque! Per questo mi sono presa questa infezione! Tu mi stai uccidendo, sei come i miei parenti! Volete vedermi morta e non sarete felici finchè non mi avrete ucciso! Ma io della tua merda ne ho abbastanza, appena esco di qui me ne vado da te e da tutto quello che ti riguarda!
Queste le sue parole. La sorpresa fece in modo che mi si stampassero bene in mente, quindi so che sono più o meno quelle.
Dovetti tirare un profondo respiro per mantenere la calma; non si può litigare con una persona in ospedale. Ma ero comunque fuori di me. Stavolta erano stati tirati in ballo anche il modo in cui i miei genitori mi avevano allevato.
Riuscii solo a risponderle -Sono tre giorni che non ti lascio sola, non faccio altro che prendermi cura di te, ho dormito due notti piegato in due su una poltrona e non sono tornato a casa neanche per farmi una doccia da quando siamo arrivati qui in ospedale. Ti assicuro che sono stanco ma tutto questo non mi pesa perchè è per il tuo bene, e questo è il tuo modo di ringraziarmi! Sai benissimo che non sono io ad averti fatto ammalare e pur essendo fuori di me adesso, so che non è bello discutere con una persona che non può alzarsi dal letto, quindi la cosa migliore per tutti e due è che io me ne vada a casa a calmarmi ed intanto tu ripensi a cosa stai dicendo.
Uscii e venni a casa.
Da qui, ora che sembra tutto calmarsi, inizia il crollo decisivo.
Arrivai a casa e non avevo fatto neanche in tempo a spogliarmi per fare una doccia che sentii un blip dal mio computer. Era la mia ex che sapendo che la mia ragazza non stava bene voleva sapere come stavamo. Per inciso:"Si non credo sia un crimine restare in amicizia con le proprie ex, soprattutto se hanno già marito e figli".
vi trascrivo esattamente la conversazione qui sotto:
-claudio, tutto bene?
-Ciao
si insomma
no
E' in ospedale e deve starci due notti
ha un infezione all'intestino
un batterio
il brutto è che sta uscendo di testa
e mi ci sta facendo uscire anche a me
l'altro giorno ha rovesciato la cucina gridando
sono mesi che va avanti così ed ora anche io ho i nervi che non resistono
-mi dispiace claudio.
non me la immaginavo una risposta cosi
io chiedevo soprattutto se poi avete sentito il dottore, e se era tutto bene
e per il resto penso che uno deve stare bene con una persona, non deve essere cosi difficile
-Si non è facile
scusami tanto
mi ha telefonato dall'ospedale che non sta bene e c'è bisogno che l'aiuto a parlare con i dottori.
Queste poche righe mi saranno rinfacciate per un anno come fossero le prove di un omicidio.
Mi rivestii ed andai in ospedale perchè mi aveva telefonato dicendomi che aveva mal di testa e non riusciva a vedere. Secondo lei era grave.
Gli risposi che quasi sicuramente la flebo che le stavano dando era troppo veloce o ne aveva presa troppa. Ci avevano già avvertito i dottori. Non doveva preoccuparsi. Lei mi diceva di correre perchè l'infermiera non riusciva a capirla. Corsi senza neanche essermi lavato e trovai l'infermiera che la stava calmando. Tutto era passato. L'infermiera le aveva tolto la flebo e lei stava meglio. Era solo la flebo troppo veloce.
Il giorno seguente tornammo a casa in tempo per andare a letto. Ero tranquillo, pensavo lo fosse anche lei. Tutto era passato. Anche la nostra discussione. La sua salute ora era ristabilita e vedevo davanti a noi solo quello che saremmo riusciti a costruire. Ma mi sbagliavo.
La mattina dopo fui svegliato dal rumore di oggetti che cadevano. Era lei che stava buttando tutte le sue cose nella sua valigia aperta sul pavimento. Era una furia. Io invece era appena sveglio e rincoglionito di sonno.
-Ma che fai?
-Me ne vado! Vado via da una persona spregevole come te! Sei una persona orribile. Sai solo tradirmi ed ora ho le prove! Mentre ero in ospedale a soffrire e perdere sangue tu te ne stavi qui a decidere con la tua ex che dovevi lasciarmi. Mi avevi fatto sentire un mostro! Un Mostro! C'eri quasi riuscito! Ma ora lo so! Il mostro sei tu! Disgustoso traditore! Io in ospedale e lui a scriversi con la sua ex per decidere il modo in cui lasciarmi!
Vi sembrerà strano ma continuavo a non capire.
Era successo che appena sveglia, per prima cosa, aveva preso il mio computer e si era messa a controllare i miei messaggi istantanei, e cosa aveva trovato? Quello che poco sopra vi ho scritto. Quelle frasi con la mia ex.
Non importava la situazione in cui erano state scritte. Ai suoi occhi era un accordo che io e la mia ex stavamo accordandoci perchè io la lasciassi. Lei in ospedale a soffrire ed io a tradirla sbattendomene di lei. Parlavo dietro le sue spalle con la donna che veramente avrei voluto. Lei era la vittima. La povera vittima di un uomo che non faceva altro che maltrattarla.
Riuscii a farla calmare ma da li in poi nulla è stato come prima. Non ha mai cambiato idea e non ha più smesso di trattarmi peggio della più misera merda.
Com'è finita la storia sono cose nostre. Così come sono cose mie quanto l'amavo e quanto ho fatto per lei. Non sono qui a descrivere quello che provavo per lei, o a fare l'amante disperato. Non è la vostra commozione che cerco. So io quanto l'ho amata e lei sa quanto gliel'ho dimostrato. O lo saprebbe se volesse vederlo.
Sarebbe molto facile copiare qualche frase d'amore da qualche libro e recitare la parte del cuore spezzato. "Quanto l'amava" pensereste tutti.
Di questo non devo rendere conto a voi che leggete.
Ci tengo a chiarire questo punto perchè è proprio su questo che si basa tutta la nostra storia. Sulle azioni. Sul bene fatto ogni giorno e non sulle parole più o meno poetiche. Ma per lei le parole contavano molto di più.
E' arrivato il tempo del finale ed il finale è questo.
Lei lesse quelle tre righe scritte di fretta prima di andarla a trovare in ospedale e da li costruì tutto l'odio che mi rovesciò addosso per mesi. Venivo odiato ed insultato per qualcosa che era solo nella sua testa. Se fossi stato come lei avrei cercato di discolparmi con le parole, ma decisi di continuare a volerle bene con le azioni come avevo sempre fatto.
Lei doveva fidarsi di me come io mi fidavo di lei.
Il bello che quelle parole per discolparmi ci sarebbero anche state.
Le avevo e le avevo sempre avute. Avrei potuto fargliele leggere. Avrebbe anche potuto leggerle da sola visto che mi controllava le e-mail di nascosto. Eppure no. Non ho mai voluto farle leggere quello che la mia ex mi scrisse la mattina stessa in cui io e lei litigavamo.
Appena finito di litigare e rimessa apposto la sua valigia, controllai ancora le mail e trovai alcune frasi a cui risposi. Copio tutto qui sotto.
-Penso che c'è una vita sola e bisogna vivere bene, e da come mi hai parlato, penso che lei sia veramente importante, e non ti capita spesso di fidarti ed aprirti alle persone. Anche se questa parte tra voi è stata difficile a causa della salute e dello stress, ci passerete sopra e potrai essere felice a vivere con lei, no?
-sono contento che la pensi in questo modo :)
-claudio vorrei veramente che tu sia felice, e mi dispiace poi come e andata con lei, e che lei pensi che abbiamo una storia segreta.
-Si lo so è una bellissima persona ma davvero ha dei problemi con la gelosia
-e poi penso ancora un'altra cosa, che secondo me, te hai una tendenza a negare i tuoi sentimenti, soprattutto all'inizio di un rapporto. come se non ti volessi lasciare andare ad una persona perchè sei talmente abituato ad essere da solo, ad avere le tue regole che non vuoi che una persona viene e te li cambia.
Mi dispiace se parlo cosi troppo forte, o troppo diretta ma queste cose le devo davvero dire. Questo non lasciarti andare secondo me lo stai facendo anche con lei. Lo fai magari con una certa sensazione di protezione, non lo so, non ti posso dire i tuoi motivi.
Allora non lo fare se lo fai per dei motivi sbagliati. Non resistere.
Se vuoi stare con lei, è una persona bella ed è speciale, buttati, non pensare più a quello che c'è stato di brutto.
Ho la sensazione di conoscere solo la parte peggiore del vostro rapporto, ma invece ci deve essere anche una parte bella.
-si scusa mi sta cercando devo andare. Hai ragione praticamente su tutto e mi fa davvero bene sentirti parlare in questo modo.
Avrei potuto dirle :"Guarda! Tu che ci tieni tanto a conoscere la mia vita segreta! A sapere cosa dico ed a chi! Chiunque si accorge quanto per me sei importante e quanto sto facendo per noi!Ora hai anche le prove nero su bianco!"
Invece non lo feci e non l'ho mai fatto.
Continuò a ferirmi ma non volli mai farle leggere quello che magari le avrebbe fatto capire quanto sbagliava.
In amore contano la fiducia e le azioni. A me importavano quelle. Non le giustificazioni. A costo di ferite che ancora dopo anni non guariscono non ho mai cercato giustificazioni. Doveva fidarsi.
Doveva fidarsi.
Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-4951474705614916622016-04-04T03:18:00.003+01:002016-04-04T03:18:58.120+01:00How come that the Impressionists are so fashionable?How come that the Impressionists are so fashionable? The bourgeoisie of today is so changed or emancipated compared to that period of the Salon?
This is the question that I ask myself in front of a Monet, before I clash with the picture. I say clash, and I mean it, for a reason I am going to say.
One of the big changes that came with the Impressionist painting concern space.
Not the space in the painting (not just that) but the space of the painting.
That is why the concept of space, here, is another.
In a painting in which the viewer find space to enter also find something that happened in a past time, even if just in the head of the painter. The viewer can share it, yet that time and that space are past; something was there and we can find it again in the context in which the artist lets us enter; but with Monet this does not happen.
With the Impressionists, and most important with Monet, the picture becomes a surface. It is not as will happen with cubism, but it started that way. Until then, the painting was almost always been associated with a window that we have to cross with the eyes, with Monet the window is closed and we are faced with a glass.
In a Monet in fact you do not enter, just as we do not enter into a glass.
We are spectators of something that has been somewhere, and now is no longer anywhere.
If until then, painting concerned what has been and the painting alowed it to continue to be, with Monet we found ourselves in front of what is no more, something that will not be shared in its being there always.
This is why Monet does not need a space in wich we can enter but a surface.
This was one of the reasons that upset the bourgeoisie.
The period of Impressionism has been studied over and over again, socially, politically, psychologically. Much has been said and I have nothing to add again, except that, for the first time in history, in those years time became money.
The motto of the bourgeoisie was "Arrichez vous!".
Conection between banks, newspapers, industries and collectors just started.
Time had been many things: the energy of the seasons, a god, a destiny, a mistery, a healing victory, a forest, a cave, a spiral, a cycle. All places in wich a human being can enter (sometimes with anguish sometimes with desire) with others. With all the others.
With money, instead, there is no place to enter.
That was the period in wich the bourgeoisie felt his victory and was convinced of its superior being; but it was also the time in wich was faced with his inadequacy. Inadequacy that especially today we all can feel.
Time was now an arrow: only one dimension that showed everyone the right direction. Obviously the arrow had been shot by the bourgeoisie. For this reason paintings by Monet were ostile. The arrow found itself crashing the glass.
The bourgeoisie of today loves impressionism and especially Monet. His paintings are reproduced anywhere: bags, bottles, advertising, book covers, blankets.
Does this means that the bourgeoisie has at last understood and is now closer to the Impressionists?
No. The middle class has just managed how to exorcize Monet; now he has become harmless.
Now let me explain how.
Men have always been in need of the rite. In the rural world, the mith, had always lived through the rites. An example is the Mass that was a rite that has crystallized for millennia a religious belief; all religious practices, can be summarized in a single scheme: the eternal return of the death and resurrection, death and resurrection of nature, of grass, of the harvest.
Now for the modern man this eternal return does not make sense. Instead of seasonal cycles we placed all the endless cycles of production and consumption; production and consumption of bicycles, car, clothes.
Production and consumption is an artificial rather than natural cycle, but it is a cycle.
Each power has its own form of ritual and this cycle created by the industrial power has given rise to new rites. Today rites are of a different type. An example is being lined up in front of the television or be in a row in the car on the weekend, or go for a picnic in a meadow always in the weekend.
One of the features of the disappearance of the ancient myth replaced by industrialization is the disappearance of initiation.
Puberty, for the Catholic religion, had communion and confirmation, and many others faith during the history of man hade infinite other kind of initiations. All of them where a need of climbing the steps that lead to the cicle of life and integration in a society.
These things do not matter nowdays, does not make any sense. İn hte society of consumerism there is no longer initiation; we are born already consumers. A child is born already integrated in the same cycle of consumption that homologate him to an adult.
So the cicles and the rites of industrial consumerism made us beleave to live in a world without rites, miths and cicles. A world where time and space are useless if you don’t use them to make money.
But is just an illusion. This illusion comes from the speed of the production cilcles that are now so fast that we usually do not perceive them. We are in a continuos present that never move and that we can’t grab.
This is where the illusion that capitalism will never end comes from.
So what is all this about in Monet?
As I try to talk about Monet and try to talk about the power of bourgeosie today I find myself using similar terms. Elusive time. Inability to create a space in which sharing something that happened, so that will last forever; all these sound very similar to the idea of space and time that bourgeoisie and industrial culture created.
Similar but not identical. Actually is the opposite. The use that we are doing now of Monet is the opposite of what he wanted to do with his image because even thou he deleted space and time, as I said, he crated images that cant’ be consumpted.
Now the surfaces he painted have found space on the surfaces of consumer goods. Industry use paintings of Mone to sell whatever can have an image on itself.
In these way the order so dear to the bourgeoisie, that order that impressionists broke, has been restored.
We find his paintings especially on calendars. Across Europe a whay much used to enjoy painting is riproducing it on calendars and fix them at home. There are thousands; for each month is associated a picture. Monet is among the top sellers.
His elusive time. His inability to create a space in which to get us to share something that happened, so that will last forever. His way of showing something that was there, but there will be no more; all these, has been stuck in a sheet, summarized and divided into days. The problem of space and time is now solved. The arrow of time do not have the problem of crushing on his paintings, it found its way of buy and sell Monet and continue on his linear way.
There was another painter the bourgeoisie never wanted; far from his contemporaries he was even lonelier than Monet.
With Cezanne the space that Monet had taken away from us is restored; in him we find past, present and future; the here and now and there and at that time. All in a painting that give us a space that we can all share infinitly. We could call him the anti impressionist and can almost never be found on bourgeois calendars . But that's another story.
Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-72658267106335476482015-12-18T18:23:00.002+01:002015-12-18T18:31:48.685+01:00Come salvarsi?Amici miei belli,
da tempo sto cercando una soluzione per superare indenni le feste natalizie che si avvicinano a passi felpati ma decisi.
Pensa che ti ripensa ci sono arrivato: o lo ignoriamo completamente tipo sordomuticiechi o lo abbracciamo totalmente come un koala all'albero.
Se scegliete la prima soluzione non pensate sia il modo più facile.
La fatica infatti sta anche nelle azioni che sembrano passive ma non lo sono.
Scansare il natale come se nemmeno ci fosse è cosa fattibile ma ardua.
Il natale tende a preparare i primi attacchi fin dai primi venti freddi di novembre. Qualche canzoncina nei supermercati ogni tanto, qualche reclame con accenni a bambini felici in televisione; sembrano niente ma invece è proprio da li che dovrete iniziare a reagire.
Per correre ai ripari e passare un natale sereno dovete cancellare ogni traccia delle festività.
Basta televisione quindi, basta radio e basta luoghi pubblici come grandi magazzini o piazze centrali di grandi città.
Se volete facilitare la cosa potreste trasferirvi in un paese islamico. Li il 25 dicembre è un giorno come un altro e festeggiano solo il primo dell'anno.
Purtroppo anche nelle metropoli mediorientali però, stanno arrivano le prime avvisaglie di alberelli illuminati alle finestre e ragazzini in strada col cappello rosso e bianco che si illumina.
Se l'espatrio non vi convince vi resta quindi la vita da eremita per due settimane.
Fate grande scorta di viveri ma evitate tassativamente ogni dolce natalizio, torrone, pandoro, panettone nonché noci, mandarini e datteri.
Chiudetevi in casa ed accendete i termosifoni a palla de foco per simulare un clima primaverile se non estivo. Gli abiti quindi dovranno adeguarsi. Soltanto bermuda e ciabatte di gomma.
Se volete andare sul sicuro orinate due o tre cocomeri per posta.
In questo modo annullerete ogni relazione sociale ed andrete lentamente verso la completa alienazione ma sarete certi che il natale non vi tangerà.
Se questa scelta non vi convincesse, resta la soluzione dell'immersione totale: abbracciate completamente il natale e le sue festività in tutta la loro lucentezza e bontà. Dovrete essere i più entusiasti ed appassionati festeggiatori.
Fin da novembre dovrete cominciare a telefonare ad amici, parenti e persone che non sentite dai tempi della pubertà per chiedere se verranno al vostro cenone del 25 e alla vostra festa di fine anno. Per ognuno ovviamente dovrete preparare regalo e biglietto con dedica tassativamente personalizzata da mettere sotto l'enorme albero che avete fatto il primo dicembre e che per più di un mese vi succhierà la stessa quantità di luce che solitamente spendete in un anno intero.
Vestitevi solo con maglioni con figure di animali o enormi fiocchi di neve ed ogni volta che entrate o uscite da un negozio gridate con voce chiara e nitida:"Buone feste a tutti", assumendo l'aria di chi si aspetta che gli altri contraccambino il saluto.
La vostra dieta si baserà solo di carboidrati e zuccheri di tutti i tipi. E' obbligatorio infatti che ingrassiate almeno dai 4 ai 6 chili in quindici giorni.
Lasciate perdere telegiornali e notiziari radio, hanno troppe brutte notizie ed a natale tutto deve correre liscio perché siamo tutti più buoni. Mettete quindi dvd a flusso continuo di tutta la serie dei film "Vacanze di natale".
Concludete spruzzandovi della neve spray sulle spalle del capotto, ma attenti alla quantità, se ne usate poca sembrerà forfora.
In questo modo sarete talmente occupati ad adempiere a tutti i doveri della più rigida tradizione che non avrete tempo per cadere in angoscia e chiedervi chi siete, cosa volete, e quali eventi della vita vi hanno portato a tali comportamenti.
Trovate queste due soluzioni mi ero illuso di aver risolto in un modo o in un altro il problema feste.
Ma l'illusione è durata poco.
Nessuna delle due è fattibile, inutile illudersi.
Si posso tentare o l'una o l'altra in modo più o meno convinto ma in ogni caso il natale riuscirà a passare le maglie delle vostre difese.
Chiusi in casa a ballare il limbo da soli pensando di essere a ferragosto, una canzoncina vi entrerà in testa comunque e senza accorgervene vi ritroverete a sussurrare "last christmas I gave you my hart".
Oppure in un alimentari, comprando il quinto cotechino riempito di sugna sentirete un ronzio nello stomaco, come se un chirurgo ci avesse lasciato il cellulare acceso che ora sta squillando col vibrato, e che intanto vi dirà "Pensi che questo basti ad evitarmi?".
Allora amici miei belli rassegnamoci, qualche botta dobbiamo prendercela; ansiolitici, sonniferi e passiflora non ci salveranno da tutto.
Che le vostre siano angosce a cui saprete resistere, e che le ferite non durino molto e soprattutto non lascino cicatrici.
Tenete duro.
Un abbraccio a tutti.
-Claudio-
Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-2378007098705161012015-10-12T09:50:00.001+01:002015-10-12T09:52:07.833+01:00Chi comanda?Ci sono molti curatori, e ci tengo a sottolineare che sono curatori e non artisti, che vivono della loro ignoranza per la storia dell'arte, del loro saper essere stronzi arroganti, della loro ipocrisia e della loro insensibilità.
Ma il mercato è in mano a loro e non a chi crea.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-60764407601602600052012-04-17T20:31:00.005+01:002012-04-17T20:47:03.067+01:00Avete fatto caso che quando ci abbracciamo chiudiamo gli occhi?<br /> <br /> Immagino sia per far meglio funzionare tutti gli altri sensi.<br />In un abbraccio sono coinvolti tutti; anche l'olfatto, anche l'udito.<br />Se l'abraccio è prolungato sentiamo il respiro dell'altra persona, e se ci parla ne senitamo la voce in un modo intimo. Sentiamo la voce che l'altro crede di avere. Quella voce che sentiamo quando parlamo ma che non è la voce che gli altri sentono.<br /><br /> Di solito ci si abbraccia all'inizio e alla fine di un incontro. Come a voler sottolineare l'inizio e la fine di un periodo, che però non finisce con una chiusura, ma con una promessa. Una stretta di mano è una chiusura, una abbraccio è una promessa che qualcosa di noi resta all'altro e noi prendiamo qualcosa dell'altro prima di allontanarci.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-44467815737902097152010-09-21T23:09:00.001+01:002010-09-22T18:19:21.080+01:00Alcohols can make us drunk, but you made us bleeding!They told me there were three openings in NON Gallery, Pi Art Gallery, and Outlet Gallery.<br />As I was arriving I saw a huge group of people on the street and I thought:'what a crowd!'; but as soon as I got closer, the crowd that I thought was caming to see the exhibitions it turned to be a crowd of shouting men, not les than 50, all of them from 35 to 55, all of them form the neighbor. <br />I stop a girl on the street and I asked what were they saying. “They do not want to see people drinking on the street; they say that this is a neighbor for family and there are children around. They do not want their children to see people drinking on the street”.<br />The crowd kept walking from gallery NON to Pi Art ,that immediately closed the doors .<br />As the crowd saw that they were closing, one of the man at the head of the group turned around and shout to everybody to stop. They made gallery NON closing, broke some bottles and threw upside down whatever they found out of the gallery , and now they made the second gallery close as well; that was enough.<br />But it was not.<br />The group of family protectors, turned around and looked like disappearing as a car of police was coming.<br />While somebody from the galleries where talking to the police, nobody of them was at sight, but they where just hiding and waiting. <br />I was next to a policeman when a guy came to say that he saw some of the most responsible, right on the other side of the street hiding behind a big car.<br />We went there, first of all a man with a gray jacket and white shirt.<br />“There they are”, he was shouting “there they are!”, poıntıng hes finger: and that was when the fight started. <br />The group of the man of the neighbor jumped on him. I was right behind and I can tell you they’re expressions where not nice. They started beating whoever was trying to protect the man with the gray jacket or whoever they thought was responsible for the obscenity. The only two policeman there, could do nothing against at least ten of them.<br />There was a man with a brown jacket that I had seen a minute before out of the gallery, and now was on the ground trying to protect his head, five big man kicking him; I saw one of them kicking his head and when I saw the man standing up without bleeding, walking with hes own legs, I was relieved!<br />Right where the fight started two kid where playing and they run to see what was happening; I hade to pull both of them away or they could have find theirself in the middle of the fight.<br />The fight had a little break, but just for a minute. While the man with the gray jacket was talking to a policeman, one of the neighbor men came running and pounced him right on the face. The police did nothing, just helped the guy to stand up, but did not try to run and catch the big man. I helped as well and took him to have a sit; even if he covered his face with a hand the blood was still dropping at every step. <br />Anyway, when the big fat man came running to pounce, there was a five year old boy right next to the man he was pouncing. <br />I guess that was something that he was not against to show to kids. <br />Still no other policeman where coming. The only two there did nothing but asking questions to people of the galleries but not a word to the aggressors.<br />I got to Outlet where I saw the glass of the entrance door broken and inside a few young girls, two of them still crying for the shock.<br />That was when the ambulance for the pounced man came, and many other policeman as well, right on time to be late!<br />So dear father protectors, before you came, there was just alcohol on the street but as soon as you get there there was blood! What do you think is better?!Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-15607054249012998022010-07-04T18:08:00.002+01:002010-07-04T18:12:18.216+01:00I piccoli Eichmann.I piccoli Eichmann che le dirigono risiedono in un universo parallelo di ricchezza sbalorditiva, lusso e splendido isolamento che rivaleggia con quello della corte di Versailles. La èlite, protetta e arricchita, continua a prosperare anche se noi altri e il mondo naturale iniziamo a morire. Sono insensibili. Ci spilleranno fino all’ultima goccia di sangue. E le nostre scuole di business ed università elitarie producono decine di migliaia di questi dirigenti di sistemi sordi, stupidi e ciechi che sono dotati di sofisticate capacità dirigenziali ma incapaci di senso comune, compassione o rimorsi. Questi tecnocrati confondono l’arte della manipolazione con la conoscenza.<br /><br />“Più lo ascoltavo, più era evidente che la sua incapacità di parlare era collegata alla sua incapacità di pensare, cioè di pensare dal punto di vista di qualcun altro”, scrisse Hannah Arendt in “Eichmann in Jerusalem”. “Era impossibile comunicare con lui, non perché mentisse ma perché era circondato dalla più affidabile tutela contro le parole e la presenza di altri, e quindi contro la realtà stessa”.<br /><br />La nostra classe dirigente di tecnocrati, nota John Ralston Saul, è di fatto illetterata. “Una delle ragioni per cui è incapace di riconoscere il rapporto tra potere e moralità è che le tradizioni morali sono un prodotto di civiltà e lui ha una ridotta conoscenza della sua propria civiltà” ha scritto Saul sul tecnocrate. Saul indica questi tecnocrati come “edonisti del potere” e avvisa che la loro “ossessione con le strutture e la loro incapacità o mancanza di volontà di collegarle con il bene comune rende questo potere una forza astratta – una forza che il più delle volte lavora contro i veri bisogni di un mondo dolorosamente reale”.<br /><br /><br />http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7089&mode=thread&order=0&thold=0Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-22163989460529141952010-07-04T18:07:00.002+01:002010-07-04T18:11:56.787+01:00I mediocri.Mi dice: ”Ho un amico a Londra che dipinge”. Bello gli dico. Riesce a vivere? “Si, ogni mostra ci guadagna dai 100 ai 150.000 euro”. L’arroganza gli usciva non solo dagli occhi ma da tuttoil corpo. Ogni volta che parlava di soldi si dondolava godendo al suono della musica del pub.<br />“A Londra c’è un gran mercato, io sono un giornalista di borsa. Questa volta prendo 10000 per qualche giorno di lavoro”. Ancora quello sguardo arrogante, come se dicesse, figo vero?<br />Questo è il problema dell’arte oggi; dico io; ci sono artisti che fanno i milioni o artisti che non vendono niente. Dovremmo bilanciare meglio i guadagni, abbassare i guadagni milionari e alzare il guadagno di chi ora non è conosciuto.<br />“Allora pensi che l’arte sia comunismo?!” Mi dice fra il disprezzo e lo scherno.<br />MA CHE CAZZATA!!! SI PUO’ ESSERE PiU’ STRONZI DI COSI’???!!!<br /><br />Non so resistere alle provocazioni e ci casco! <br />Si, rispondo, l’arte è comunismo!!! Lo dico ridendo per far capire che è solo una battuta detta per dagli contro. <br />Lui invece serio come toccato nell’intimo dice: “Perchè l’arte dovrebbe essere comunista?”<br />No, no rispondo non sto dicendo questo. L’arte non è comunista, dico solo che c’è chi non paga l’affitto e chi fa i milioni solo perchè ha dei buoni contatti.<br />“Infatti è questo che il mio amico sa fare, è bravissimo a trovare i contatti giusti. Non sei nussuno senza quelli.”<br />Non so proprio vendermi, gli rispondo. <br /><br />Non so perchè tornato a casa mi incazzavo a ripensare a questo incontro. Mi faceva schifo ripensare alle frasi di quell’idiota. <br />Ora non molto. Penso che quello era solo un povero idiota.<br />Solo che i poveri idioti come quello, sono i difensori del potere capitalista che oggi sta distruggendo tutto quello che c’è di buono.<br />Sono i sordidi difensori che per una manciata di soldi sputano addosso a tutto quello che sia difesa contro la distruzione. <br />Appena si trovano contro qualcuno che abbia da ridiro contro il capitalismo, quindi contro il loro dio, sanno solo guardarti con disprezzo e sbatterti davanti l’evidenza dei soldi che guadagnano; quello èil loro nodo di giudicare; hanno più soldi di te, quindi devono per forza avere ragione e tu sei un illuso o un invidioso. La cosa più semplice è chiamarti comunista, una parola di cui non conoscono niente e che i loro padroni gli hanno insegnato essere un insulto da lanciare e chiunque cerca di difendersi dai crimini che il capitalismo continua a commettere senza sosta.<br /><br />Quindi, bel pezzo di merda, sappi, e dillo anche al tuo amico, che l’arte è resistenza. Non è trovare i contatti giusti, non è farsi pagare migliaia di euro, non è comunismo, non è seguire l’onda del mercato. <br />E’, ripeto, resistenza.<br />E’ tutto ciò che non può essere consumato.<br />E’ quindi, il perfetto contrario del capitalismo.<br />Quel capitalismo che ti permette di godere quando dici quanto guadagni, è la peggior dittatura che l’essere umano abbia mai creato. E’ consumo di tutto. Le sue radici sono la guerra, e lo schiavismo. <br />Chi non vuol vederlo è in malafede.<br />Il capitalismo è 80% di persone ridotte in schiavitù comandati da un 20% di milionari il cui lavoro è inventare sempre un nuovo modo non farci ribellare e farci credere che questa società sia l’unica accettabile.<br />E’ invece la peggiore.<br />L’arte è resistenza davanti a tutto questo.<br /><br />Sei un mediocre, e come tutti i mediocri difendi chi rende schiavo sia te che chi ci potrebbe liberare.<br /><br />L’arte è un freno a tutto il male che l’uomo è capace di fare, e senz’arte,millennio dopo millennio, vivremoin una situazione ancora peggiore.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-5833611029496074402010-05-02T17:09:00.009+01:002010-06-25T12:25:21.592+01:00L'arroganza dell'emancipazione non ha pudore."Dal 1949 al 1959, in piena guerra fredda, gli statunitensi, tramite i loro servizi segreti e del Comitato per l’Europa unita, versarono l’equivalente di 50 milioni di dollari attuali a tutti i movimenti europeisti, tra cui quello inglese di Winston Churchill o del francese Henri Frenay." Rémi Kauffer.<br /><br />Una signorina tedesca conosciuta in un corso di turco aveva tutta l'aria della bambina presuntuosa e arrogante a cui fa sentire tanto bene far vedere che è la prima a capire tutto, che è molto emancipata, che è di mente aperta, che è tanto inteligente quanto sensibile. <br /> Solo che è bastato parlare dei pericoli del Trattato di Lisbona che subito si è inviperita, guardandomi con aria tra l'ottuso e lo sconcertato e dicendo che lei queste cose le sa! Le ha studiate! Il Trattato di Lisbona non è niente di male!<br />Ogni discussione era ovviamente chiusa, lei lo sapeva bene, il suo sguardo bastava a capirlo.<br /><br />Allora ragazzetta arrogante, invece di vantarti di cosa sei stata tanto brava a farti insegnare, vai a vedere cosa non vogliono far sapere, vai a guardarti come la U.E. sta privatizzando nazioni intere! Credi che la colpa dei problemi in Gracia sia dei lavoratori che non hanno lavorato quanto dovevano?<br />No! Proprio no!<br />La Germania invece è ststa tra le più interessate a creare una moneta che ha dato potere ad una banca centrale, la B.C.E., che ha immediatamente tolto moneta nazionale sostituendola con moneta a debito. Quando l'hanno fatto sapevano benissimo che togliere la sovranetà monetaria a molte nazioni vuole dire farel arrivare aduna crisi in qualche anno, per poi comprarseli con tre lire e toglierli ogni risorsa naturale.<br />Certamente queste cose te le hanno insegnate tutte! Certamente in quel tuo sguardo da non venirmi a dire quelle che so meglio di tutti, c'era anche questo.<br />Stai tranquila però, perchè se continuerai in questo modo diventerai molto brava a stare sempre con chi comanda e non avrai problemi a continuare a fare la fighetta. <br />Certo non avrai dignità ma basterà che ti circondi di persone che la pensano come te e avrai la certezza di avere ragione.<br />Quando ti ho fatto notare che una legge che tanto importante non è stata fatta accettare con un referendum, mi hai risposto che quello dipende dalle nazioni che non lo hanno voluto.<br />Questo vuol dire che non hai letto neanche un rigo di cosa hanno detto i ministri europei, tedeschi, francesi e inglesi soprattutto, che hanno duramente voluto che NON venissero fatti referendum. Fascismo. Semplice fascismo.<br />Non servono le camice nere per capire che siamo nella merda.<br />Bastano delle ragazzine convinte di essere emancipate e progressisite, e che sono pronte a difendere con tutta la loro arroganza quello che gli si sono fatte insegnare. Fa sentire tanto bravi, superiore e moderni, vero?<br />Allora dovresti accorgerti che la stessa cosa succedeva con i giovani nazisti. <br /><br />Avevano il tuo stesso esatto atteggiamento. <br /><br />Volevo fare citazioni o collegamenti a documenti che confermano quello che dico.<br />Qualunque cosa scriva però è minima in confronto a quanto di meglio è facile trovare facendo un semplice giro in internet; magari su siti non governativi.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-48229222398198411282010-04-24T14:16:00.007+01:002010-04-24T14:31:25.725+01:00Da merce a spettacolo fino all'alienazione; il nemico è dovunque.1. "L'intera vita delle società, in cui dominano le moderne condizioni di produzione, si annuncia come un immenso accumulo di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione".Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-62714415255834601462010-04-24T14:16:00.004+01:002010-04-24T14:28:16.994+01:00Pagare? No grazie!Proviamo un ragionamento semplice.<br />Se io prendo 10 euro, vado in una piazza e davanti a tutti li brucio, rischio la galera.<br />Perchè?<br />Perchè non è roba mia! <br />Quella banconota non è roba mia ma di qualcun'altro. E questo qualcun'altro è così attento ai suoi dieci euro, che se io li brucio mi vuole mandare in carcere.<br />Lo fa perchè in questo modo lo impoverisco di 10 euro? <br />No. <br />Lui il culo lo ha parato, sul suo computer c'è scritto che quei dieci euro sono suoi e anche se li brucio lo Stato glie li paga. <br />Il mio gesto però, rischia di mostrare a chi vede, e soprattutto chi vede quando mi incarcerano, che è tutto un trucco. Rischia di far capire a tutti che quella non è roba nostra, ma che, anche se non è roba nostra, dobbiamo pagarla! <br />I soldi non sono nostri; solo il debito che procurano è nostro; far capire questo è pericoloso per il potere, che quindi vuole che i suoi 10 euro siano intatti.<br />Ci sono altri motivi per la causa del debito nazionale? <br />Certo che ci sono. <br />La privatizzazione? <br />Certo che c'è!<br />Ma voler far passare per idiota e superficiale chi parla di signoraggio vuol dire essere in malafede.<br />Il Trattato di Lisbona è un buon esempio per il problema del signoraggio e della privatizzazione.<br />Il nemico più pericoloso è quello che dice di fare il nostro bene.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-24359188423426178072010-03-31T14:00:00.005+01:002010-04-10T19:42:44.056+01:00Disegno, Berger, Elkins e Giacometti.Gli artisti contemporanei, quelli di arte video, di installazioni, arte concettuale o altro, non sanno ammettere che il disegno è ancora necessario, essenziale, per il loro lavoro; probabilmente non vogliono accettare che l'insegnamento artistico continua a fondarsi sul disegno, che non è stato sostituito da niente altro.<br />Per loro, la parola scritta è tutto quello di cui hanno bisogno per coltivare la loro arte, se non addirittura insegnarla.<br />Le lettere delle parole, però, sono come file di piccole camicie di forza a cofronto della corposa sensazione di significato racchiusa in un tratto di disegno.<br /><br />Ma parliamo più chiaramente del disegno.<br /><br />Prima di evolvere nella scoperta di qualcosa che è visibilmente lì, era un modo di rivolgersi a quel che è assente, di farlo apparire. <br />Per come si intende, o fraintende, oggi, il disegno è quello che veniva fatto nel Rinascimento soltanto, o comunque è da li che ha inizio, quando i primi disegni vengono accettati come opere degne di essere comprate e vendute.<br />In realtà, il disegno è antico come il canto. Dura, come il canto e la danza, da 20.000 anni e come il canto e la danza è essenziale all'energia che ci rende umani.<br />Quando scriviamo, prendiamo in mano una penna e la assoggettiamo alla nostra esigenza di lasciare lettere su un foglio di carta. Tutti i disegni, invece, sono una collaborazione; la matita o la penna che usiamo, hanno voce quasi quanto noi; dobbiamo prepararle, accordarci con loro: e come sappiamo, ogni accordo, anche in senso musicale, riguarda una tensione.<br />Senza tensione non c'è disegno valido. Questa tensione viene dalla resistenza delle cose a lasciarsi disegnare.<br />L'arte è una forma di reisitenza secondo molti.<br />Io sono tra questi.<br />Parlaimo quindi di accordi, di tensione , di resistenza e, vorrei aggiungere per corenza, di distanza.<br />Senza distanza non ci sarebbe niente.<br />Ovviamente parlando di spazio, parliamo anche di presenza ed assenza.<br />Assenza però non vuol dire lontana distanza, ma, non visibilmente qui; c'è poi la questione di come essere invisibilmente qui.<br />Cosa c'entra allora Giacometti? Perchè le sue figure, molto spesso descritte come sul punto di sparire, cosa che spesso facevano letterlamente, sono in realtà più presenti di molte altre. Irriducibilmente lì, la loro essenza decide la loro presenza.<br />Più le figure si riducono, più lo spazio che le circonda è carico della loro presenza. La carica spaziale della presenza è per Giacometti la più grande preoccupazione della sua arte.<br />Ogni immagine occupa lo spazio che la circonda ed è per questo che non hanno contorni. Se quel che circonda una figura è 'sfondo', questa figura sarà sicuramente morta. Quello che la circonda è la 'ricettività' della sua presenza ed energia.<br />Se quindi la linea di un disegno è tesa, crea tensione da intrambe i suoi lati.<br />Ogni essere vivente, vive della propria ressitenza fisica.<br />Disegnare bene qualcosa è toccarne la resistenza. <br />Disegnare, voglio dire, è un'attività il cui scopo è riconoscere e forse conciliare un'apparente contraddizione tra presenza e assenza.<br />Disegnare è implicare quello che non ci sarà più quando in seguito guarderemo il disegno. Il disegno parla di una compagnia che, aldilà del disegno o fuori da esso, diventerà molto in fretta, o alla fine, invisibile. Per questo il disegno, anche se comprende o cerca di comprendere una presenza, riguarda un'assenza.<br />Ma quel che è assente dov'è? Qui, ma, separato dal disegno, invisibile.<br />I disegni da Giacometti a Rembrandt, non si lamentano della distanza, ma rispondono con una sola parola: QUI.<br />E questo non è qualcosa di discutibile solo in arte e quindi arbitrario; non parliamo di un concetto chiamato Disegno. Il riferimento è a quella struttura essenziale dell'animo umano senza la quale non ci sarebbe nessuna distanza. I disegni offrono accoglienza a quell'invisibile compagnia che è semre accanto a noi.<br />Per questo trovo insensato chi ha bisogno dell'astrattismo o dell'informale per dipingere l'invisibile; e per questo trovo altrettanto insensati i film tridimensionali.<br />Insensati per chi vuole essere coerente ma perfettamente sensati per chi ha un tornaconto a promuovere un prodotto invece di fare arte.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-78916071798046031812010-02-28T09:45:00.005+01:002010-03-13T20:10:49.946+01:00Non fatevi illudere. Non c'è arte commerciale.<em>"Oggi ci sono molte forze che si propongono di negare ogni distinzione fra il commerciale e il creativo. Più si nega questa distinzione e più si pensa di essere originali, aperti e colti.<br />In verità si traduce solo un'esigenza del capitalismo, la rotazione rapida.<br />Quando i pubblicitari spiegano che la pubblicità è la poesia del mondo moderno, questa affermazione sfrontata dimentica che non c'è arte che si proponga di comporre o di rivelare un prodotto che risponda all'attesa del pubblico.<br />La pubblicità può anche scioccare o voler scioccare, ma risponde comunque ad una presunta attesa.<br />Un'arte produce invece necessariamente un che di inatteso, di non riconosciuto, di non-riconoscibile.<br />Non c'è arte commerciale, è un non-senso.<br />Ci sono arti popolari, questo si. Ci sono arti che necessitano più o meno di investimenti finanziari. C'è un commercio delle arti, ma non arti commerciali.<br />[...]<br />Si possono sempre mettere in concorrenza i romanzetti commerciali e i grandi romanzi, saranno necessariamente i primi o i best-sellers a vincere in un mercato di rapida rotazione o, peggio, saranno loro che pretenderanno di avere la qualità degli altri e li prenderanno in ostaggio. E' quel che accade in televisione dove il giudizio estetico diventa "è gustoso", come un piatto prelibato o "è imparabile", come un rigore in una partita di calcio. E' una promozione dal basso, l'intera letteratura che si allinea col grande consumo.<br />"Autore" è una funzione che rinvia all'opera d'arte (e in altre condizioni al crimine). Per gli altri prodotti ci sono altri nomi altrettanto rispettabili, redattore, programmatore, realizzatore, produttore... Quelli che dicono "oggi non ci sono più autori" ritengono che sarebbero stati capaci di riconoscere quelli di ieri, quando erano ancora sconosciuti.<br />E' una presunzione. Non c'è arte che possa vivere senza la condizione di un duplice settore, senza la distinzione sempre attuale fra il commerciale e il creativo.<br />[...] <br />Oggi ci si sente intelligenti negando la distinzione fra commerciale e creativo: è perchè c'è un interesse.<br />E' difficile fare un opera, ma è facile trovarne i criteri."</em><br /><br />Gilles Deleuze, Cahiers du cinema, febbraio 1986.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-48568531670947595182009-12-05T15:25:00.002+01:002009-12-05T15:29:49.793+01:00<embed type="application/x-shockwave-flash" src="http://www.abc.net.au/tv/cinerama/swf/singleclip_player_08.swf" id="playerObject" name="playerObject" bgcolor="#000000" quality="high" allowfullscreen="true" allowscriptaccess="always" flashvars="videoURL=rtmp://cp44823.edgefcs.net/ondemand/flash/fora/streams/spp_pilger_full.flv&videoTitle=From ABC Fora : abc.net.au/tv/fora&screenWidth=400&screenHeight=225&autoStart=false&stageColor=#000000&textColor=#408409" height="285" width="400"></embed><br /><br /><em><br />Grazie a tutti per essere qui stasera, molte grazie alla città di Sydney e specialmente alla Sydney Peace Foundation per avermi assegnato il Sydney Peace Prize 2009. È un grande onore per me perché mi viene consegnato dal Paese da cui provengo.<br /><br />Sono australiano della settima generazione. Un mio trisavolo approdò non lontano da qui l’8 novembre 1821. Ai piedi portava catene di 2 chili l’una. Si chiamava Francis McCarty. Era un Irlandese, giudicato colpevole del reato di ribellione e di “dichiarazioni illecite”. Nell’ottobre di quello stesso anno, una 18enne di nome Mary Palmer salì sul banco degli imputati nel carcere del Middlesex e fu condannata alla deportazione nel New South Wales vita natural durante. Il suo crimine era quello di rubare per sopravvivere. Soltanto il fatto che fosse incinta la salvò dalla forca. Era la mia trisnonna.<br /><br />Dalla nave la portarono alla “Fabbrica Femminile” di Parramatta, una nota prigione dove ogni terzo lunedì del mese i galeotti maschi erano portati per il “giorno di corteggiamento” – un metodo di sviluppo sociale piuttosto disperato. Mary e Francis s’incontrarono così e si sposarono il 21 ottobre 1823.<br /><br />Cresciuto a Sydney, di questo non sapevo nulla. Gli otto fratelli di mia madre usavano molto spesso la parola “origini”. Tu eri di “buone origini” o di “cattive origini”. Non si parlava del fatto che noi venivamo da “cattive origini” – che avevamo la cosiddetta “macchia”.<br /><br />Un Natale, con la famiglia al completo, mia madre toccò il tema delle nostre origini criminali e una delle mie zie quasi ingoiò la sua dentiera. “Lasciali riposare in pace, Elsie!” disse. E così facemmo – finché, molti anni dopo, una mia ricerca a Dublino e Londra portò ad un film per TV che rivelò il completo orrore delle nostre “cattive origini”. Ci fu uno scandalo. “Tuo figlio”, scrisse mia zia Vera a Elsie “non è meglio di un maledetto comunista” e minacciò di non parlarci mai più.<br /><br />Il silenzio australiano ha una caratteristica singolare<br /><br />Da ragazzino scappavo di nascosto a La Perouse e stavo sulle dune di sabbia a guardare la gente che si diceva fosse estinta. Rimanevo a bocca aperta a guardare i bambini della mia età, che si diceva fossero sporchi e buoni a nulla. Alle scuole superiori lessi un libro del celebre storico australiano Russel Ward, che scrisse: “Oggi noi siamo civilizzati, loro no”. “Loro”, naturalmente, erano gli Aborigeni.<br /><br />La mia vera educazione in Australia iniziò alla fine degli anni ’60 quando Charlie Perkins e sua madre, Hetti, che Charlie mi descrisse come regina del popolo Aranda, mi portarono all’accampamento aborigeno di Jay Creek nel Northern Territory. Hetti portava un grosso cappello nero ed era seduta davanti nella Ford Falcon che avevamo noleggiato. Quando arrivammo suggerì di buttar giù il cancello per entrare. <br /><br />Non scorderò mai lo shock che mi provocò quel che vidi. Povertà. Malattie. Disperazione. La rabbia sottaciuta. Cominciai a riconoscere e capire il silenzio australiano. <br /><br />Questa sera vorrei parlarvi di questo silenzio: come esso influenza la nostra vita nazionale, il nostro modo di vedere il mondo e il modo in cui siamo manipolati da un grande potere, che parla attraverso un invisibile governo di propaganda, che sottomette e limita la nostra capacità di pensare alla politica per assicurarsi che noi siamo sempre in guerra – contro il nostro primo popolo [gli Aborigeni, n.d.t.] e contro chi cerca un rifugio, o nel paese di qualcun altro. <br /><br />Lo scorso luglio, il primo ministro Kevin Rudd disse così: “È importante per tutti noi qui in Australia ricordare che l’Afghanistan è stato una palestra dove i terroristi internazionali si sono addestrati, una palestra anche per i terroristi del sud-est asiatico, per rammentarci delle ragioni per cui siamo sul campo di battaglia e per riaffermare la nostra determinazione a restare impegnati in quella causa”. <br /><br />Non c’è verità in questa dichiarazione. Equivale alla menzogna del suo predecessore John Howard, quando disse che Saddam Hussein possedeva armi di distruzione di massa. <br /><br />Poco prima che Kevin Rudd facesse quell’affermazione, alcuni aerei americani bombardarono una festa di matrimonio in Afghanistan. Almeno sessanta persone furono annientate, inclusi gli sposi e diversi bambini. Quella era la quinta festa di matrimonio attaccata, nel nostro nome. <br /><br />Il primo ministro pronunciò il suo discorso sul sagrato di una chiesa una domenica mattina. Nessun cronista gli fece domande scomode. Nessuno disse che la guerra era una frode: che iniziò per una vendetta degli americani dopo l’11 settembre, in cui nessun Afgano era stato implicato. Nessuno fece presente a Kevin Rudd che i nostri nemici dichiarati in Afghanistan sono uomini introversi appartenenti a tribù che non hanno alcuna bega con l’Australia e a cui non importa niente del sud-est asiatico e che vogliono soltanto che i soldati stranieri se ne vadano dal loro Paese.<br />E soprattutto, nessuno disse: “Primo Ministro, non esiste la guerra al terrore. È una bufala. Ma esiste una guerra di terrore creata da governi, incluso quello australiano, nel nostro nome”. Quella festa matrimoniale, Primo Ministro, è stata annientata da una tra le più evolute armi intelligenti, la bomba Hellfire [Fuoco infernale], che risucchia l’aria dai polmoni. In nostro nome. <br /><br />Nel corso della prima guerra mondiale, il primo ministro britannico, Lloyd George, confidò all’editore del Manchester Guardian: “Se la gente veramente sapesse (la verità), la guerra finirebbe domani. Ma naturalmente non la sanno, e non la possono sapere.” <br /><br />Cos’è cambiato? Molto infatti. Dato che la gente è diventata più consapevole, la propaganda si è fatta più sofisticata. <br /><br />Uno dei fondatori della propaganda moderna è stato Edward Bernays, un Americano che credeva che al popolo in società libere si potesse mentire e che lo si potesse imbrigliare senza che se ne accorgesse. Inventò un eufemismo per propaganda, la chiamò “pubbliche relazioni”, o PR. “Quel che importa – disse – è l’illusione”. Come la conferenza stampa orchestrata per Kevin Rudd davanti a quella chiesa, quel che importa è l’illusione. I simboli dell’ANZAC [acronimo per indicare Australia and New Zealand Army Corps, o “Corpo d’armata di Australia e Nuova Zelanda”, ed è la giornata in memoria dei soldati delle forze armate caduti in battaglia, n.d.t.], sono sistematicamente manipolati a quel modo. Parate. Medaglie. Bandiere. Il dolore della famiglia di un soldato caduto. Servire nell’esercito, dice il primo ministro, è la più alta vocazione in Australia. Lo squallore della guerra, l’uccisione di civili non fanno testo. Quel che conta è l’illusione. <br /><br />Lo scopo è quello di assicurarsi la nostra silente complicità in una guerra di terrore e nell’enorme incremento dell’arsenale militare australiano. Missili cruise a lungo raggio saranno puntati ai nostri vicini. Il governo Rudd e il Pentagono hanno indetto una gara per la costruzione di robots militari, che, si dice, faranno “il lavoro sporco” dell’esercito in “zone di combattimento urbane”. Quali zone di combattimento urbane? Quale lavoro sporco?<br /><br />Silenzio.<br /><br />“Confesso – scrisse Lord Curzon, vicere dell’India più di un secolo fa – che le nazioni non sono che pezzi su un scacchiera su cui si gioca una grande partita per il dominio del mondo”.<br /><br />Noi Australiani siamo al servizio di questa Grande Partita da molto tempo. I giovani che ogni aprile si drappeggiano con la bandiera di Gallipoli capiscono che sono cambiate soltanto le bugie? – che glorificare i sacrifici di sangue in guerre coloniali non fa altro che prepararci alla prossima guerra?<br /><br />Quando il primo ministro Robert Menzies mandò i soldati australiani in Vietnam negli anni sessanta, li descrisse come “una squadra di addestramento”, richiesta dal sofferente governo di Saigon. Era una bugia. Un ufficiale superiore del Dipartimento per gli Affari Esterni scrisse la verità segreta: “Per quanto abbiamo ribadito pubblicamente che la nostra assistenza era stata data in risposta ad un invito del governo sudvietnamita, la nostra offerta era in effetti stata fatta a seguito ad una richiesta del governo degli Stati Uniti.” <br /><br />Due versioni. Una per noi, una per loro.<br /><br />Menzies parlava incessantemente della “spinta verso il basso del comunismo cinese”. Cosa è cambiato? Davanti alla chiesa Kevin Rudd disse che eravamo in Afghanistan per fermare un'altra spinta verso il basso. Due menzogne.<br /><br />Durante la guerra del Vietnam, il Ministero degli Affari Esteri fece una rara lamentela a Washington. Denunciò che gli Inglesi conoscevano meglio gli obiettivi dell’America che non i loro fedeli alleati australiani. Un assistente segretario di stato replicò: “Dobbiamo informare gli Inglesi per tenerceli buoni – disse – voi siete con noi, comunque vada”.<br /><br />A quante guerre ancora dobbiamo essere trascinati dentro prima di rompere il silenzio?<br /><br />Quante follie ancora dobbiamo sopportare noi, come popolo, prima d’iniziare il lavoro di raddrizzare i torti nel nostro Paese?<br /><br />“È ora di gridare dai tetti del mondo – diceva Kevin Rudd quand’era all’opposizione – [che] nonostante l’Iraq, l’America è una travolgente forza del bene nel mondo [e] io non vedo l’ora di lavorare con la grande democrazia americana, l’arsenale della libertà…”<br /><br />Dalla seconda guerra mondiale l’arsenale della libertà ha rovesciato 50 governi, democrazie incluse, e soffocato circa 30 movimenti di liberazione. Milioni di persone nel mondo sono state costrette a lasciare le loro case e assoggettate a sanzioni devastanti. Bombardare è tanto americano quanto la torta di mele.<br /><br />Nell’accettare il Premio Nobel per la Letteratura nel 2005, Harold Pinter pose questa domanda: “Perché la sistematica brutalità, le grandi atrocità, la crudele repressione del pensiero indipendente della Russia stalinista sono ben risapute in Occidente mentre le azioni criminali americane non sono mai successe? Niente è mai successo. Persino mentre stava succedendo non succedeva. Non importava. Non interessava”. <br /><br />In Australia ci hanno esercitati a rispettare questo tipo di censura per omissione. Un’invasione non è un’invasione se siamo “noi” a farla. Il terrore non è terrore se siamo “noi”a procurarlo. Un crimine non è un crimine se siamo “noi” a commetterlo. Non è successo. Anche mentre succedeva non è successo. Non importava. Non interessava. <br /><br />Nell’arsenale della libertà ci sono due categorie di vittime. Gli innocenti uccisi nelle Torri Gemelle erano vittime che pesavano. Gli innocenti uccisi dalle bombe Nato in Afghanistan sono vittime irrilevanti. Gli Israeliani hanno un peso. I Palestinesi non ne hanno. La cosa si fa complessa. I Curdi che si ribellarono a Saddam Hussein avevano un peso. Ma i Curdi che si ribellano al regime della Turchia non ne hanno. La Turchia è membro della Nato. La Turchia fa parte dell’arsenale della libertà.<br /><br />Il governo Rudd giustifica le sue proposte di spendere miliardi in armamenti riferendosi a quello che il Pentagono chiama un “arco di instabilità” che si estende in tutto il mondo. Pare che i nostri nemici siano dappertutto – dalla Cina al Corno d’Africa. È vero che un arco d’instabilità si estende per tutto il globo, è quello fomentato dagli Stati Uniti. L’aviazione americana lo definisce “dominio totale”. Più di 800 basi americane sono pronte ad entrare in guerra.<br /><br />Queste basi proteggono un sistema che permette all’uno per cento dell’umanità di controllare il 40 per cento della ricchezza; un sistema che tira fuori dai guai una banca con 180 miliardi di dollari – che basterebbero ad eliminare la malnutrizione nel mondo, dare un’educazione ad ogni bambino e provvedere acqua e igiene per tutti, oltre ad invertire la diffusione della malaria. L’11 settembre 2001 le Nazioni Unite dichiararono che in quel giorno 36.615 bambini erano morti di povertà. Ma questa non era una notizia.<br /><br />Ai giornalisti e agli uomini politici piace dire che il mondo è cambiato a seguito degli attacchi dell’11 settembre. In effetti, per quei Paesi sotto attacco da parte dell’arsenale della libertà non è cambiato nulla. Cosa è cambiato non fa notizia.<br /><br />A detta del grande informatore Daniel Ellsberg, negli USA c’è stato un colpo di stato militare ed ora il Pentagono la fa da padrone in ogni settore che riguarda la politica estera. <br /><br />Non importa chi sia presidente – George Bush o Barack Obama. Infatti, Obama ha inasprito le guerre di Bush e ha iniziato una sua guerra in Pakistan. Come Bush, sta minacciando l’Iran, un Paese che Hillary Clinton ha dichiarato di esser pronta ad “annientare”. Il crimine dell’Iran è la propria indipendenza. Essendosi sbarazzato del tiranno beniamino dell’America, lo Shah, l’Iran è il solo stato musulmano ricco di risorse fuori dal controllo degli Stati Uniti. Non occupa la terra di nessuno e non ha attaccato nessun paese – al contrario di Israele, che ha testate nucleari e domina e divide il medio oriente per conto dell’America. <br /><br />Non ci dicono queste cose in Australia. Sono tabù. Al contrario, acclamiamo diligentemente l’illusione di Obama, la celebrità globale, il sogno commerciale. Come Calvin Klein, il marchio Obama offre il brivido di una nuova immagine consona alla sensibilità dei liberali, se non dei bambini afgani che bombarda.<br /><br />Questa è propaganda moderna in azione, che usa una specie di razzismo all’inverso allo stesso modo in cui adopera identità di genere e classe sociale come strumenti di seduzione. Nel caso di Barack Obama cosa importa non è la sua razza o le sue belle parole, ma la classe e il potere che lui serve.<br /><br />In un articolo per la rivista The Monthly dal titolo “Fiducia nella Politica”, Kevin Rudd scrisse così riguardo ai rifugiati: “Il richiamo biblico di prendersi cura dello straniero tra di noi è chiaro. La parabola del Buon Samaritano non è che una delle molte che parlano del corretto modo di comportarsi con uno straniero vulnerabile tra di noi… Non dobbiamo mai dimenticarci che la ragione per cui esiste una convenzione tra le Nazioni Unite sulla protezione dei rifugiati è in gran parte dovuta all’orrore dell’Olocausto, quando l’Occidente (Australia inclusa) voltava le spalle al popolo ebraico dell’Europa occupata che chiedeva asilo”.<br /><br />Paragonate questo passaggio alle parole che Rudd pronunciò poco tempo fa: “Non chiedo assolutamente scusa – ha detto – per la linea dura che ho preso verso l’immigrazione illegale in Australia… una linea dura contro chi chiede asilo”.<br /><br />Non ne abbiamo abbastanza di questo tipo d’ipocrisia? L’uso del termine “immigrato illegale” è falso e vigliacco. Le poche persone che arrivano con difficoltà sulle nostre rive non sono illegali. La legge internazionale è chiara – sono legali. Eppure Rudd, come Howard, gli manda contro la marina e li spedisce in quello che a tutti gli effetti è un campo di concentramento su Christmas Island. Che vergogna. Immaginatevi una nave carica di bianchi che sta fuggendo da una catastrofe per poi essere trattata così.<br /><br />La gente in quei barconi dimostra quel coraggio, quel fegato che gli australiani dicono di ammirare. Ma questo non basta al Buon Samaritano di Camberra, dato che si comporta allo stesso modo dei bigotti che, come ha scritto nel suo articolo, “voltavano le spalle al popolo ebraico dell’Europa occupata”.<br /><br />Perché tutto questo non è scandito chiaramente? Perché lasciare che parole ambigue come “protezione dei confini” diventino la valuta di una crociata mediatica contro altri esseri umani, che ci dicono di dover temere, principalmente musulmani? Perché i giornalisti, il cui mestiere dovrebbe essere quello di raccontare le cose come stanno, diventano complici di questa campagna? <br /><br />Dopotutto, l’Australia ha avuto alcuni dei più aperti e coraggiosi giornali al mondo. Gli editori rappresentavano le persone, non il potere. Il Sydney Monitor, dell’editore Edward Smith Hall, smascherò i modi dittatoriali del Governatore Darling ed aiutò a portare la libertà di parola nella colonia. Oggigiorno, la maggior parte dei media australiani parla per il potere, non per la gente. Sfogliate le pagine dei maggiori quotidiani; guardate le notizie in TV. Così come protezione dei confini abbiamo protezione della mente. C’è un consenso su ciò che leggiamo, vediamo e ascoltiamo; su come dovremmo gestire la nostra politica o vedere il resto del mondo. Frontiere invisibili tengono fuori fatti e opinioni che non sono accettabili.<br /><br />Effettivamente questo è un sistema grandioso, che non richiede istruzioni, no autocensure. I giornalisti sanno cosa non fare. Naturalmente, adesso che la censura è diretta e cruda. SBS (Special Broadcasting Service, Australia) ha proibito ai suoi giornalisti di usare la frase “terra palestinese” per parlare della Palestina illegalmente occupata. Devono definire quei territori come “l’oggetto di negoziazione”. È come se qualcuno si prendesse la vostra casa a mano armata e il giornalista della SBS lo descrivesse il fatto come “l’oggetto di negoziazione”.<br /><br />In nessun altro Paese democratico la discussione pubblica riguardante la brutale occupazione della Palestina è così limitata come in Australia. Siamo coscienti della vastità dei crimini contro l’umanità commessi a Gaza? Ventinove membri di una famiglia – bambini, nonne – sono abbattuti, fatti saltare per aria, sepolti vivi, la loro casa livellata dalle ruspe. Leggetevi il rapporto, scritto da un eminente giudice israeliano, Richard Goldstone.<br /><br />Quelli che parlano per l’arsenale della libertà stanno lavorando alacremente per insabbiare il resoconto delle Nazioni Unite. Perché soltanto una nazione, Israele, ha il “diritto di esistere” in Medio Oriente. Solo una nazione ha il diritto di aggredire gli altri. Solo una nazione ha l’impunità nell’esercitare un regime di discriminazione razziale con l’approvazione del mondo occidentale, e col primo e vice primo ministro australiani prostrati in adulazione dei suoi leader.<br /><br />In Australia, qualsiasi digressione da questa tacita regola, da questa impunità, si attira una vile campagna di insulti e intimidazioni personali normalmente associata ad una dittatura. Ma noi non siamo una dittatura. Siamo una democrazia. <br /><br />Lo siamo davvero?<br /><br />O siamo piuttosto una murdochrazia.<br /><br />Rupert Murdoch ha stabilito l’agenda di guerra dei media poco prima dell’invasione dell’Iraq quando disse: “Ci saranno danni collaterali. E se vogliamo essere brutali a questo riguardo, è meglio farli subito”.<br /><br />Più di un milione di persone sono state ammazzate in Iraq a causa di quell’invasione: “una vicenda – secondo uno studio – più funesta del genocidio del Rwanda”. Nel nostro nome. Siamo coscienti di questo in Australia?<br /><br />Tempo fa camminavo per Mutanabi Street, a Bagdad. L’atmosfera era bellissima. La gente sedeva nei bar, leggeva. Musicisti suonavano. Poeti recitavano. Pittori dipingevano. Questo era il cuore culturale della Mesopotamia, della grande civiltà cui noi in Occidente dobbiamo moltissimo, inclusa la scrittura. La gente con cui parlavo era Sunnita, Shiita, ma si dichiaravano Iracheni. Erano colti e orgogliosi.<br /><br />Oggi sono o fuggiti o morti. Matanabi Street è stata distrutta. A Bagdad i grandi musei e biblioteche sono depredati. Le università saccheggiate. E persone che un tempo s’incontravano per un caffè, e si sposavano tra loro, sono state trasformate in nemici. “Costruiamo la democrazia” dissero Howard, Bush e Blair. <br /><br />Una delle opere teatrali di Harold Pinter che prediligo è “Party Time”. Si svolge in un appartamento in una città come Sydney. È in corso una festa. Gli invitati bevono buon vino e mangiano tartine. Sembrano felici. Chiacchierano e sorridono affabilmente. Sono eleganti e sicuri di sé. <br /><br />Ma qualcosa succede fuori per strada, qualcosa di terribile, opprimente, ingiusto, qualcosa di cui i partecipanti alla festa sono corresponsabili. <br /><br />C’è un fugace senso di disagio, un silenzio, prima che il chiacchiericcio e le risate riprendano.<br /><br />Quanti di noi vivono in quell’appartamento?<br /><br />Lasciatemelo dire in un altro modo. Conosco una bravissima giornalista israeliana che si chiama Amira Hass. Lei è andata a vivere e a corrispondere da Gaza. Le ho chiesto perché lo ha fatto. Mi ha spiegato che sua madre, Hannah, da un vagone bestiame, era stata incolonnata e avviata a passo di marcia verso il campo di concentramento nazista di Bergen-Belsen quando vide un gruppo di donne tedesche che guardavano i prigionieri, li guardavano soltanto, senza parlare, in silenzio. Sua madre non dimenticò mai quello che chiamò questo deprecabile “guardare obliquamente”. <br /><br />Io credo che se gestissimo le vicende umane con giustizia e coraggio, cominceremmo a dare un senso al nostro mondo. Allora, e solo allora, potremo progredire. <br /><br />Tuttavia, se applichiamo la giustizia in Australia diventa complicato, vero? Perché allora saremmo obbligati a rompere il nostro silenzio più grande – a non più “guardare obliquamente” nel nostro stesso Paese. <br /><br />Negli anni ’60, quando per la prima volta mi recai in Sud Africa per scrivere sull’apartheid, fui accolto da persone perbene, liberali, il cui silenzio complice era però alla base di quella dittatura. Mi dissero che australiani e sudafricani bianchi avevano molto in comune, ed avevano ragione. Quelle brave persone di Johannesburg potevano vivere entro pochi chilometri da una comunità chiamata Alexandra, dove mancavano i servizi primari, dove i bambini erano afflitti da malattie. Ma loro guardavano obliquamente, e non facevano nulla. <br /><br />In Australia, la nostra indifferenza è diversa. Ci siamo specializzati nel dividere e dominare, dando sostegno a quegli Australiani neri che ci dicono quel che vogliamo sentire. In conferenze professionali i loro discorsi di base sono applauditi, specialmente quando incolpano il loro stesso popolo, fornendoci le scuse di cui abbiamo bisogno. Creiamo comitati e assemblee gestiti da gente piacevole, liberale, come la moglie del primo ministro, ma non cambia niente.<br /><br />Certamente a noi non piacciono paragoni con il Sud Africa dell’apartheid. Ciò spezza il silenzio australiano.<br /><br />Verso la fine dell’apartheid, i Sudafricani neri venivano imprigionati alla media di 851 ogni 100.000 persone. Oggi, gli Australiani neri sono imprigionati ad una media nazionale cinque volte più alta. L’Australia occidentale imprigiona gli aborigeni otto volte di più del regime dell’apartheid. <br /><br />Nel 1983, Eddie Murray fu ucciso in una cella della polizia a Wee Waa, nel New South Wales, da “persona o persone sconosciute”. Così asserì il medico legale. Eddie era una stella nascente del rugby. Ma era nero e dovevano dargli una lezione. I genitori di Eddie, Arthur e Leila Murray, promossero una delle più tenaci e coraggiose campagne per ottenere giustizia che io abbia mai visto. Si confrontarono con le autorità. Dimostrarono compostezza, pazienza e competenza. E non si dettero mai per vinti. <br /><br />Quando nel 2003 Leila morì, scrissi un tributo per il funerale. La descrissi come un’eroina australiana. Arthur si sta ancora battendo per ottenere giustizia. Ha più di sessant’anni. È un anziano rispettato, un eroe. Qualche mese fa la polizia di Narrabi gli offrì un passaggio a casa, ma gli fecero invece fare una corsa violenta a bordo del loro bullwagon. Lui finì in ospedale, ferito e malconcio. È così che sono trattati gli eroi australiani.<br /><br />La settimana stessa in cui la polizia si comportò a quel modo – come fa quasi ogni giorno con gli australiani neri – Kevin Rudd disse che il suo governo, e cito: “non ha un’idea chiara di quel che succede sul terreno” nell’Australia degli Aborigeni.<br /><br />Quanta informazione deve reperire il primo ministro? Quante idee? Quanti comunicati? Quante commissioni reali? Quante inchieste? Quanti funerali? Non lo sa che a livello internazionale l’Australia fa parte di una “lista nera” per non aver eradicato il tracoma, una malattia evitabile associata alla povertà, che colpisce i bambini aborigeni rendendoli ciechi?<br /><br />Nell’agosto di quest’anno le Nazioni Unite ancora una volta hanno segnato l’Australia con lo stesso marchio di vergogna riservato al Sud Africa. In parole povere, noi discriminiamo in base alla razza. Questa volta le Nazioni Unite hanno denunciato il cosiddetto “intervento”, la campagna di diffamazione ai danni delle comunità aborigene iniziato dal governo Howard nel Northern Territory consistente in accuse di schiavitù sessuale e pedofilia in un “numero inconcepibile” di casi, secondo il ministro per gli affari indigeni.<br /><br />Nel maggio dell’anno scorso dati ufficiali furono resi noti, e quasi ignorati.<br /><br />Su 7433 bambini aborigeni esaminati dai dottori, furono riportati alle autorità 39 casi di sospetto abuso. Di questi, un massimo di quattro possibili casi furono identificati. Alla faccia del “numero inconcepibile” di casi. Naturalmente l’abuso di minori esiste in Australia, sia tra i neri che tra i bianchi, la differenza sta nel fatto che nessun soldato è piombato sulle periferie di North Shore, nessun genitore bianco allontanato con la forza, nessun ufficio “bianco” del welfare è stato messo in quarantena. Che cosa hanno trovato, i dottori già lo sapevano, cioè che i bambini aborigeni sono sì a rischio, ma per effetto della povertà estrema e per il diniego di risorse, e questo in uno dei Paesi più ricchi al mondo. <br /><br />Miliardi di dollari sono stati spesi – non per lastricare strade o costruire case – ma nel condurre una guerra di attrito a livello legale contro le comunità nere. Ho intervistato un capo aborigeno che si chiama Puggy Hunter. Aveva una ventiquattrore rigonfia ed era seduto, con la testa fra le mani, nel caldo dell’Australia occidentale.<br /><br />Gli dissi: “Sei sfinito!”<br /><br />Replicò: “Guarda, ho passato la maggior parte della mia vita in riunioni, a battermi con avvocati, a invocare il nostro diritto di nascita. Sono proprio stanco da morire, amico”. Morì poco tempo dopo, quarantenne. <br /><br />Kevin Rudd ha chiesto formalmente scusa ai Primi Australiani. Ha usato belle parole. Per molti aborigeni, che danno valore al processo di riparazione, le scuse erano molto importanti. Il Sydney Morning Herald ha pubblicato un editoriale molto onesto. Descriveva l’atto di scusa come “un pezzo di relitto politico” che “il governo Rudd ha fatto presto a rimuovere… in modo da rispondere ai bisogni emotivi di parte del suo elettorato”. <br /><br />Dal giorno delle scuse, la povertà tra gli Aborigeni è peggiorata. Il programma abitativo promesso è un triste scherzo. Né si è colmato alcun tipo di divario. Al contrario, il governo federale ha minacciato le comunità del Northern Territory che se non avessero consegnato i loro preziosi contratti di locazione, sarebbero stati negati loro i servizi primari che noi, nell’Australia bianca, diamo per scontati.<br /><br />Negli anni ’70 alle comunità aborigene erano stati concessi i diritti a vaste estensioni di terra nel Northern Territory, e John Howard si diede da fare per riprenderseli con la corruzione e la prepotenza. Il governo laburista sta facendo lo stesso. Vedete, ci sono affaroni da farsi. Il Northern Territory è straordinariamente ricco di minerali, in special modo di uranio. Le terre degli aborigeni sono perfette per scaricarci scorie radioattive. Si tratta di affari d’oro, e le ditte straniere ne vogliono far parte.<br /><br />È il proseguimento del lato più oscuro della storia della nostra colonizzazione: l’estorsione della terra altrui.<br /><br />Dove sono le voci autorevoli del dissenso? Dove sono i legali più prestigiosi? Dove sono quelli che tra i media ci ripetono in continuazione quanto siamo imparziali? <br /><br />Silenzio.<br /><br />Ma non ascoltiamolo questo loro silenzio. Elogiamo invece quegli Australiani che non stanno in silenzio, che non guardano obliquamente– quelli come Barbara Shaw e Larissa Behrendt, e i capi della comunità Mutitjulu con il loro tenace avvocato George Newhouse, e Chris Graham, l’impavido editore del National Indigenous Times, e Michael Mansell, Lyle Munro, Gary Foley, Vince Forrester e Pat Dodson, e Arthur Murray. <br /><br />Commemoriamo lo storico dell’Australia Henry Reynolds, che con coraggio e verità si oppose ai sostenitori della supremazia bianca che si atteggiano ad accademici e giornalisti. E i giovani che chiusero il campo di prigionia di Woomera e che poi si confrontarono coi teppisti politici che occuparono Sydney durante l’Apec Day di due anni fa. E il bravissimo Ian Thorpe, il grande nuotatore, la cui voce alzata contro “l’intervento” non ha ancora trovato un’eco tra gli adulati eroi sportivi in un Paese in cui il divario tra impianti sportivi ed opportunità per bianchi e per neri si è solo colmato impercettibilmente. <br /><br />I silenzi possono essere spezzati, se lo vogliamo. In uno dei più grandi poemi in lingua inglese, Percy Shelley scrisse: <br /><br />Alzatevi come leoni dopo il sonno<br />In numero incalcolabile<br />Scrollate le catene a terra come rugiada<br />Che cadde su di voi mentre dormivate<br />Voi siete molti – loro pochi.<br /><br />Ma bisogna fare in fretta. Sta compiendosi un mutamento storico; le grandi democrazie occidentali si stanno muovendo verso un corporativismo. La democrazia è diventata un piano d’impresa, con la fine di ogni attività umana, ogni sogno, ogni decenza, ogni speranza. I principali partiti parlamentari sono ora dediti alle stesse politiche economiche – socialismo per i ricchi, capitalismo per i poveri – e la stessa politica estera volta a servire la guerra infinita.<br /><br />Questa non è democrazia. È l’equivalente politico di ciò che McDonalds è per il cibo.<br /><br />Come cambiare? Cominciamo a guardare oltre gli stereotipi e i cliché che ci rifilano come notizie. Tom Paine ci ha messi in guardia molto tempo fa che se ci fosse negata la conoscenza critica, noi dovremmo assaltare quello che lui chiamò la Bastiglia delle parole.<br /><br />Tom Paine non aveva Internet, ma Internet non basta. <br /><br />Abbiamo bisogno di una glasnost australiana, la parola russa dell’era di Gorbachov, che in sostanza significa risveglio, trasparenza, diversità, giustizia: a cui io aggiungerei disobbedienza. <br /><br />È stato Edmond Burke a definire la stampa come il Quarto Potere. Io propongo di avere un Quinto Potere per il popolo, che controlli, dissezioni e contrasti le notizie ufficiali. In ogni redazione, in ogni collegio mediatico, bisogna mettere alla prova gli insegnanti di giornalismo e i giornalisti stessi circa il ruolo che svolgono negli spargimenti di sangue, nell’ingiustizia e nel silenzio che così spesso fanno passare per normali. <br /><br />Non è il pubblico il problema; è vero, a qualcuno non importa niente – ma a milioni sì, come vedo dalle reazioni ai miei film. Cosa vuole la gente è essere partecipe – avere la percezione che le cose sono importanti, che niente è immutabile, che la disoccupazione tra i giovani e la povertà tra gli anziani sono cose incivili e sbagliate. Ciò che terrorizza gli agenti del potere è il risveglio del popolo che ritrovi la consapevolezza; che scopra che c’è un seme sotto la neve. <br /><br />Questo sta già succedendo nei paesi latino americani dove gente comune ha scoperto una fiducia in se stessa che non sapeva di avere. Dovremmo unirci a loro prima che la nostra libertà di parola ci sia tacitamente sottratta e il vero dissenso sia bandito per legge mentre i poteri della polizia si espandono.<br /><br />“La lotta del popolo contro il potere – scrisse Milan Kundera – è la lotta della memoria contro l’oblio”. <br /><br />Abbiamo molto di cui essere orgogliosi in Australia – se soltanto lo sapessimo e festeggiassimo. Da quando Francis McCarty e Mary Palmer approdarono qui, abbiamo progredito soltanto perché la gente si fece sentire, soltanto perché le suffragette si ribellarono, soltanto perché i minatori di Broken Hill ottennero la prima settimana di 35 ore al mondo, soltanto perché pensioni, paga base e assegni familiari videro la luce qui nel New South Wales.<br /><br />Nel corso della mia vita l’Australia è diventata uno dei posti più culturalmente vari al mondo, ed è accaduto più o meno pacificamente. È un successo notevole – fino a che cerchiamo quelli la cui civiltà australiana non è quasi mai stata riconosciuta, il cui genio per sopravvivenza, la cui generosità e la cui indulgenza sono state raramente motivo di orgoglio. Eppure restano, come scrisse Henry Reynolds, il mormorìo nei nostri cuori. Perché essi sono cìò che ci rende unici.<br /><br />Credo che la chiave per il rispetto di noi stessi, il nostro retaggio per le future generazioni sia l’integrazione e il risarcimento dei Primi Australiani. In parole povere, giustizia. Non c’è mistero riguardo a cosa si deve fare. Il primo passo è un trattato che garantisca i diritti universali alla terra e la spartizione equa delle risorse di questo paese. <br /><br />Soltanto allora potremo risolvere, insieme, questioni come salute, povertà, abitazioni, istruzione, occupazione. Soltanto allora potremo sentire un orgoglio che non proviene da bandiere, o da guerre. Soltanto allora potremo diventare una Nazione veramente indipendente, capace di parlare di ragionevolezza e di giustizia nel mondo, ed essere ascoltati.</em><br /><br />John Pilger<br />Fonte: www.johnpilger.com<br />Link: http://www.johnpilger.com/page.asp?partid=555<br />5.11.2009<br /><br />Tradotto per www.comedonchisciotte.org da GIANNI ELLENAClaudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-34059307523231124932009-11-18T20:11:00.004+01:002009-12-14T22:01:17.066+01:00Ricchi o deficenti?Gentili ricchi e potenti.<br />Ho una notizia che non vorrete sentire; credo però sia meglio che ascoltiate quello che ho da dirvi.<br />E' una notizia molto semplice e di facile deduzione. Mi è bastato osservarvi, osservare le vostre abitudini, anche se vi nascondete a noi persone comuni, paragonarvi ad una persona qualunque per capire.<br />Per capire cosa?<br />Per capire che vivete come delle malati!<br /><br />Rifletteteci anche solo un secondo.<br />Avete automobili che vi tolgono il fastidio di camminare e che altri giudano. Ascensori che salgono le scale per voi, usceri che vi aprono la porta.<br />Avete chi per voi cucina, chi per voi va a fare la spesa, chi per voi pulisce casa vostra, chi lava i vostri vestiti, chi areda le vostre case e sposta i mobili, chi per voi va a comprare i biglietti se volete andare a teatro, avete chi per voi telefona, chi parla con persone a cui non volete parlare, chi paga il conto del ristorante in cui mangiate, chi cresce i vostri figli, chi fa passeggiare i vostri animali.<br /><br />Rifletteteci. <br />Chi, oltre a voi, vive in questo modo?<br />Chi ha sempre bisogno che qualcun'altro faccia qualcosa per lui?<br />Chi se non un handicappato?<br />E voi questo siete!<br />Degli handicappati felici e contenti!<br /><br />"Rise like Lions after slumber<br />In unvanquishable number - <br />Shake your chains to earth like dew <br />Which in sleep had fallen on you - <br />Ye are many - they are few."<br /><br />"Alzatevi come leoni dopo il sonno<br />In numero incalcolabile - <br />Scrollate le catene a terra come rugiada <br />Che cadde su di voi mentre dormivate<br />Voi siete molti – loro pochi". <br /><br />-Mary Percy Shelley-Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-31249563886599474532009-10-12T11:50:00.001+01:002009-10-12T11:52:10.768+01:00Grazie a Carlo Emilio Gadda.«Camerieri neri nei “restaurants”, avevano il frac, per quanto pieno di padelle: e il piastrone d’amido, con cravatta posticcia. […]<br />Si, si erano consideratissimi, i fracs. Signori seri, nei “restaurants” delle stazioni, e da prender sul serio, ordinavano loro con perfetta serietà “un ossobuco con risotto”. Ed essi, con cenni premurosi, annuivano. E ciò nel pieno possesso delle rispettive facoltà mentali. Tutti erano presi sul serio: e si avevano in grande considerazione gli un gli altri. Gli attavolati si sentivano sodali nella eletta situazione delle poppe, nella usucapzione d’un molleggio adeguato all’importanza del loro deretano, nella dignità del comando gli uni si compiacevano della presenza degli altri desiderata platea e a nessuno veni fatto di pensare, sogguardando il vicino “quanto è fesso!”. Dietro l’Hymalaia dei formaggi, dei finocchi, il guardialsala notificava le partenze: “¡Para Corrientes y Reconquista! ¡Sale a las diez el rápido de Paraná! ¡Tercero andén!”.<br />Per lo più, il coltello delle frutta non tagliava. Non riuscivano a sbucciar la mela. O la mela gli schizzava via dal piatto come sasso di fionda, a rotolare fra scarpe lontanissime. Allora, con voce e dignità risentita, era quando dicevano: “Cameriere! ma questo coltello non taglia!”. Tra i cigli, improvvisa, una nuvola imperatoria. E il cameriere accorreva trafelato con altri ossibuchi ed esternando tutta la sua costernazione, la sua piena partecipazione umiliava sommessa istanza appiè il coruccio delle Loro Signorie: (in un tono più che sedativo): “provi questo, signor Cavaliere!”: ed era già trasvolato. Il quale “questo” tagliava ancora meno di quel di prima. Oh, rabbia! mentre tutti, invece, seguitavano a masticare, a bofonchiare, addosso agli ossi scarnificati, a intingolarsi la lingua, i baffi. Con un sorriso appena, oh, un’ombra, una prurigine d’ironia, la coppia estreme ed elegantissima, lui, lei, lontan lontano, avevan l’aria di seguitar a percepire quella mela, finalmente immobile nel mezzo la corsia: lustra, e verde come l’avesse pitturata il De Chirico. Nella quale, bestemmiando sottovoce, alla bolognese, ci intoppavano ogni volta le successive ondate dei fracs-ossubuchi, per altro con lesti calci in discesa, e quasi in rimando, l’uno all’altro: alla Meazza, alla Boffi. […] <br />Tutti, tutti: e più che mai quei signori attavolati: tutti erano consideratissimi! À nessuno, mai, era mai venuto in mente di sospettare che potessero anche essere dei bischeri, putacaso dei bambini di tre anni. <br />Nemmeno essi stessi, che pure conoscevano a fondo tutto quanto li riguardava, le proprie unghie incarnite, e le verruche, i nei, i calli, un per uno, le varici, i foruncoli, i baffi solitari: neppure essi, no, no, avrebbero fatto di se medesimi un simile giudizio.<br />E quella era la vita.<br />Fumavano. Subito dopo la mela. Apprestandosi a scaricare il fascino che da lunga pezza oramai, cioè sin dall’epoca dell’ossobuco, si era andato a mano a mano accumulando nella di loro persona – ( come l’elettrico nelle macchine a strofinio) – ecco, ecco, tutti eran certi che un loro impreveduto decreto avrebbe lasciato scoccare sicuramente la importantissima scintilla, folgore e sparo di Signoria su adeguato spinterogeno ambientale, di forchette in travaso. Cascate di posate titinnanti! Di cucchiaini!<br />Ed erano appunto in procinto di addivenire a quell’atto imprevisto, e però curiosissimo, ch’era così instantemente evocato dalla tensione delle circostanze.<br />Estraevano, con distratta noncuranza, di tasca, il portasigarette d’argento: poi dal portasigarette, una sigaretta, piuttosto piena e massiccia, col bocchino di carta d’oro; quella te la picchiettavano leggermente sul portasigarette, richiuso nel frattempo dall’altra mano, con un tatràc; la mettevano ai labbri; e allora, come infastiditi, mentre che una sottil ruga orizzontale si delineava sulla lor fronte, onnubilata di cure altissime, riponevano il trascurabile portasigarette. Passati alla cerimonia dei fiammiferi, ne rinvenivano finalmente dopo aver cercato in due o tre tasche, una bustina a matrice: ma, apertala, si constatava che n’erano già stati tutti spiccati, per il che con dispitto, la bustina veniva immantinenti estromessa dai confini dell’Io. E derelitta, ecco giaceva nel piatto, con bucce. Altra, infine, soccorreva, stanata ultimamente dal 123° taschino. Dissigillavano il francobollo-sigillo ubiqua immagine del Fisco Uno e Trino, fino a denudare in quella pettinetta miracolosa la Urmutter di tutti gli spiritelli con capocchia. Ne spiccavano una unità, strofinavano, accendevano; spianando a serenità nuova la fronte, già così sopraccaricata di pensiero: (ma pensiero fessissimo, riguardante, per lo più, articoli di bigiutteria in celluloide). Riponevano la non più necessaria cartina in una qualche altra tasca: quale? Oh! Se ne scordano all’atto stesso per aver motivo di rinnovare ( in occasione d’una contigua sigaretta) la importantissima e fruttuosa ricerca.<br />Dopo di che, oggetto di stupefatta ammirazione da parte degli “altri tavoli”, aspiravano la prima boccata di quel fumo d’eccezione, di Xanthia, o di Turmac; in una voluttà da sibariti in trentaduesimo, che avrebbe fatto pena a un turco stitico.<br />E così rimanevano: il gomito appoggiato sul tavolino, la sigaretta fra medio e indice emanando voluttuosi ghirigori; mescolati di miasmi, questo si sa, dei bronchi e dei polmoni felici, mentre che lo stomaco era tutto messo in giulebbe, e andava dietro come un disperato ameboide a mantrugiare e a peptonizzare l’ossobuco. La peristalsi veniva via con un andazzo trionfale, da parer canto e trionfo, e presagio lontano di tamburo, la marcia trionfale dell’Aida o il Toreador della Carmen.<br />Così rimanevano a guardare. Chi? Che cosa? Le donne? Ma neanche. Forse a rimirare se stessi nello specchio delle pupille altrui. In piena valorizzazione dei loro polsini, e dei loro gemelli da polso. E della loro faccia di manichini ossibuchivori».Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-18687926061222335302009-09-22T14:29:00.005+01:002009-09-28T13:38:01.195+01:00Mal di denti.Qualche tempo fa ho incontrato un amico per strada.<br />Si capiva subito che non stava bene e gli chiesi cosa avesse.<br />Mi disse che aveva un gran mal di denti e stava correndo a curarsi.<br />Si vedeva bene che soffriva, questo era chiaro, ma quello che mi meravigliava era la dignità con cui lo mostrava. <br />In una strada fatta di luci e colori, con negozzi di lusso e vetrine con manichini sorridenti, cartelloni con modelli abbronzati e passanti con gli auricolari che muovono la testa a tempo, in questa situazione dicevo, uno che ha mal di denti stona proprio. E ancora dipiù se non lo nasconde.<br /><br />Ci salutammo e lui continuò per la sua strada.<br /><br />L’altra sera mi è iniziato un gran mal di stomaco. Enorme, fortissimo, insopportabile. Ho subito pensato al mio amico e sono corso da un dottore. Non conoscendone nessuno decisi di andare all’ospedale. Camminavo per strada con le braccia ben strette intorno allo stomaco. Ad ogni passo mi accorgevo degli sguardi duri che mi incrociavano.<br />Arrivato all’ospedale un dottore mi chiese cosa avessi ed io con le mani premute sullo stomaco gridavo: ”Ho mal di denti! Ho mal di denti!”<br />“Se ha mal di denti”- mi fa lui- “non è da me che doveva venire. L’accompagno da un dentista”.<br /><br />Sul lettino del dentista il dolore era anche peggio. Sdraiato in quella posizione non riuscivo a stare fermo e mi contorcevo mentre quello mi diceva: “Per favore apra la bocca e non si muova.”<br />“Ma i suoi denti stanno benissimo” fa quello dopo avermi visitato, “se proprio sta così male le darò qualche antidolorifico, ma non esageri, fanno bene ai denti ma molto male allo stomaco”.<br /><br />Da giorni prendo quelle pillole che mi ha dato il dentista. Non esco di casa, non mi alzo da letto, posso solo girarmi e rigirarmi stringendo i denti dal dolore allo stomaco che è ormai diventato insopportabile.<br /><br />Perchè è così difficile, mi domando; perchè è così difficile curare un mal di denti!Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-50269846803075551902009-09-15T18:30:00.007+01:002009-09-19T15:03:42.671+01:00Vediamo chi sono questi signori.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjoWalOQe7wCkaxiGNBBkF5kvILkGshfn_2_Zmmi2dRHt9iK39iafszf6xJCx99HYfs01Sj-3l4DrGAIFCkjcMYuGE5-6ssHQSP8oqeAnqLcLAq29vwuVO2NTBpUbDyoqET05ESa_S1NSs/s1600-h/signoraggio.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 336px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjoWalOQe7wCkaxiGNBBkF5kvILkGshfn_2_Zmmi2dRHt9iK39iafszf6xJCx99HYfs01Sj-3l4DrGAIFCkjcMYuGE5-6ssHQSP8oqeAnqLcLAq29vwuVO2NTBpUbDyoqET05ESa_S1NSs/s400/signoraggio.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5381752015224355650" /></a><br />In questi giorni sto cercando di scrivere, anche se in modo molto conciso, un testo su come il mondo dell'arte sia in realtà una enorme collusione di interessi privati di massoni, multinazionali, banche e politici che tutto fanno tranne che elevare il lato artistico delle persone che volgiono esprimersi. Come è chiaro a chi vuol vedere, quei gruppi di potere sono proprio quelli che da sempre si battono per non lasciarci esprimere liberamente o il loro potere diminuirebbe.<br />Da due anni vivo ad Istanbul e proprio in questo periodo si apre la nuova biennale di arte internazionale. Istantaneamente il quaritere in cui vivo, molto vicino al quartiere della biennale, e che solitamente è frequentato da quelli che vengono chiamati giovani, si è riempito di uomini d'affari da tutto il mondo. Basta andare a prendere un caffè la sera e li trovi in tutti i locali più famosi. Li riconosci benissimo. Ho attaccato bottone con uno di loro e come immaginavo appena gli ho detto di essere un pittore mi ha risposto in tono acidamente ironico ed arrogante che ormai è roba vecchia e questo tipo di comunicazione non si fa più.<br />La massa, dice lui, è ignorante ed apprezza solo l'artigianato ma non l'arte che invece è per una elite di persone che conosce il linguaggio a cui riferirsi. Video, installazioni, performance, hanno un nuovo linguaggio che solo una elite può capire. Questa quindi l'idea sua e di chi è al comando del grande meccanismo di mostre e gallerie internazionali. Il signore in questione è curatore della seguente mostra http://www.manifesta7.it/ e vi invito a guardare chi sono i finanziatori. Unicredt in prima linea.<br /><br />Molte banche infatti cominciano ad avere la propria galleria o la propria catena di gallerie d'arte.<br />Cosa che in me provoca disgusto.<br /><br />Questo è il sito della biennale di cui vi parlavo.<br />http://www.iksv.org/bienal11/giris_en.html <br />Sapete come l'hanno intitolata? "What keeps mankind alive?" frase de "L'Opera da tre soldi" di Brecht. Ci prendono anche in giro!<br />Sapete chi è il primo finanziatore della biennale? La banca Koc famosa per il traffico di armi come molte altre banche.<br />E' davvero degradante vedere migliaia di giovani che in nome dalla ribellione e della libera espressione cadono nella trappolla e diventano servitori e sostenitori di questo sistema. <br />Infatti tutto è venduto in nome del nuovo e della libertà! <br />Questi giovani ribelli, ignoranti di storia dell'arte, vedono chi è contrario a questo sistema artistico come un vecchio conservatore.<br />Questi curatori usano un arma molto semplice. La paura per la povertà e per l'anonimato.<br />Come diceva Pasolini trenta anni fa, le nuove generazioni disprezzano i poveri e gli anonimi. Per questo sono generazioni di cretini. Quindi una delle basi di questo meccanismo dell'arte è divulgare la paura e il disprezzo per anonimato e povertà.<br />Un comportamento ignobile.<br />Solitamente mi sento rispodere da chi è nell'ambiente: è così che vanno le cose! Che ci vuoi fare! Non puoi starne fuori!<br /><br />Non c'è bisogno nemmeno di rispondere a certi argomenti, ma per chi ne avesse bisogno voglio chiarire che chi si giustifica in questo modo è solitamente un codardo. Terrorizzato da non poter frequentare locali alla moda e vedere il proprio nome sui giornali. Di questi personaggi ce ne sono molti; troppi. Si vantano di essere cinici illudendosi di essere realistici, quando invece sono solo servi consenzienti, vigliaccamente convinti che se il sistema in cui viviamo ha dei lati negativi, non saranno certo loro a pagarne le conseguenze.<br />So che dire tutto questo può farmi avere nemici, però se dei nemici devono esserci è meglio trovarli in giro ogni tanto che nello specchio ogni mattina.<br /><br />Come dicevo sto quindi cercando più documenti possibili per capire chi veramente sta controlando il sistema dell'arte oggi. E chiedo a chiunque di aiutarmi se avesse idee a riguardo. <br />Concludo con un nuovo libro di Jean Clair che molto fa discutere: "La crisi dei musei". Questi sono due siti che ne parlano, uno a favore ed uno contrario; ma ovviamente siamo noi, dopo aver letto il libro, a dover decidere.<br />http://www.teknemedia.net/magazine_detail.html?mId=6096<br /><br />http://www.recensionifilosofiche.it/crono/2006-04/clair.htm<br /><br />A presto!Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-21040508186935873912009-09-12T12:24:00.006+01:002009-09-15T21:01:29.263+01:00Chi sono questi signori?Iniziamo dicendo che sto probabilmente perdendo tempo a parlare di persone con cui non prenderei neanche un caffè ed a cui fa comodo avere pubblicità, bella o brutta che sia.<br /> La biennale fa veramente schifo e soprattuo chi la organizza.<br />Appena 12 ore fa sono stato gentilmente umiliato per il semplice fatto che dipingo.<br />Questo bravo e famoso curatore parlava della pittura come qualcosa di idiota, fatta da idioti, per idioti. <br />Questo gentile signore con tanto di occhiali firmati parlava di come la massa non potesse capire l'arte e di come quindi solo una elite di superiori può apprezzare quello che lui ed i suoi amici fanno.<br />Le sue parole erano talmente assurde che non ho saputo rispondere. Mi lanciava occhiate di traverso con sorrisini sarcastici mentre parlava ad una ragazza accanto a me.<br />Questi gentili signori della elite poi si permettono di costruire le loro biennali su parole di Brecht. <br />Si si avete letto bene; sputano sulla massa e citano Brecht.<br />Stanotte ripensandoci non riuscivo aprendere sonno e l'unica spiegazione che sono riuscito a trovare è che un tale pensiero nasce da una profonda frustrazione del propio potenziale umano, questo signore ha infatti poi candidamente ammesso di aver iniziato come pittore ma di non essere riuscito a fare niente di buono, e da una completa incapacità a digerire tale frustrazione. L'unica soluzione è quindi quella di convincersi di essere eletti. Convincersi che i propri limiti sono in realtà quello che ci innalza sopra a tutto e tutti. <br /> Come chi si crede troppo inteligente per amare ma invece è solo incapace di avere sentimenti umani. Ma preferisce costruire tutta la sua vita su l'idea che chi ama è un idiota, invece di dover affrontare la dolorosa realtà di non essere umano.<br /><br />Ma meglio andare con ordine e lasciare a più avanti l'intero discorso.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-64151093153264374012009-09-01T16:06:00.007+01:002009-09-02T17:36:08.130+01:00Ogni periodo ha il proprio stile.<em> "La nostra è un'epoca di mercati- un'epoca di bazar.<br />Questo caratterizza il tempo in cui viviamo.<br /> Le grandi gallerie d'arte sono soltanto luoghi di mercato. Nei quali l'arte è messa in vendita per la borghesia bramosa di acquistare.<br /> L'arte contemporanea è sotto il giogo della peggiore congrega di capitalisti- la borghesia.[...]<br />Quando le gallerie d'arte saranno finalmente abolite, o verrà data loro la collocazione che meritano -il bazar dell'arte- probabilmente le mostre artistiche potranno usufruire di migliori possibilità.<br /> Dipingere cartoline di Natale è un'occupazione orribile per un artista. Come se un musicista dovesse comporre partiture per suonatori di organetto.<br /> I giornali scrivono. Si meravigliano che questi signori non sfornino più dipinti- perchè mai- almeno alcuni... Non è più arte. Intagli. Litografie. Incisioni.<br /> Approposito. Le nostre gallerie d'arte hanno cominciato a riempirsi di cartoline natalizie in formato gigante. Ritenendo che un tal genere di opere conferiscano una rinomanza retrospettiva -il pittore- le gallerie traboccano di cartoline natalizie di grande metratura. Dal soffitto al pavimento.<br /> L'arte è troppo condizionata dal commercio? <br /> I nostri pittori preferiscono dipingere un quadro scadente piuttosto che rinunciare ad una bottiglia di champagne o a una carrozza coi relativi cavalli."</em><br /><br />Arte e Denaro. -Edvard Much-<br /><br />Ammetto di aver tolto una frase. Per amore di verità la aggiungo ora: <em>"Comprendono meglio l'arte gli aristocratici un pò pazzi e i sovrani".</em><br /><br />Ho ceduto alla tentazione di eliminarla dallo scritto e aggiungerla in seguito per la personale avversione che ho per aristocratici e sovrani, e per la consapevolezza di quello che questi gruppi di potere, ora come in passato, ordiscono.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-53704055364757825012009-08-16T16:50:00.007+01:002009-08-18T23:23:36.844+01:00Voi ci andreste?Come sono tristi le serate di gala delle mostre di artisti famosi!<br />Sono piene come uova di uomini e donne ricchi ed altrettanto famosi nel settore, che girano per la sala bevendo vini costosi. Tutti con un'aria molto rilassata e soprattutto sicuri di sè.<br />Aristocratici, baroni, conti, duchi; grandi banchieri che hanno fatto favori a nazisti, a contrabbandieri e mafiosi ripulendo i loro soldi; critici che hanno fondato partiti politici molto amati da mafiosi e massoni, che vanno poi a dire che dove governano loro la mafia non c'è; uomini d'affari che lavorano in borsa; giornalisti e direttori di giornali che spesso cenano con tutti i personaggi appena detti e che solitamente preferiscono non parlare di argomenti scomodi riguardanti chi comanda. Tutte personalità potenti quindi.<br />Insomma, sono tutti quelli che da sempre hanno fatto di tutto per reprimere ogni pensiero che si permettesse di uscire dalla linea dettata dal potere costituito.<br />Entri, se ti fanno entrare e se hai lo stomaco abbastanza forte da sopportare la vista, e li trovi tutti li sorridenti e sicuri di se; forti nei loro vestiti costosi; basta un'occhiata e si capisce subito che quelle sono persone che non sbagliano, che non possono sbagliare, altrimenti non sarebbero tanto potenti; persone che non dubitano e mai hanno dubitato di niente!<br />Ma allora li che ci stanno a fare?<br />Il potere è ciò che più si allontana dalla realtà. Più il potere aumenta, più la realtà si allontana, più la corruzione cresce. Il potere, ogni potere, ha bisogno di mentire per crescere. Nel momento in cui un potente comincia a dubitare di aver ragione su tutto, sa che comincia la sua discesa e la sua lenta scoperta della realtà. <br />Paradossalmente solo chi non deve difendere nessuna autorità può dire la verità.<br />L'arte invece vive di dubbi, e di un lento percorso verso la verità. <br />A costo di fallire, anzi, con la certezza del fallimento, l'artista muove ogni passo verso una verità che sa di non poter raggiungere.<br />Un percorso pieno di incertezze, ma fiero dei propri dubbi.<br /><br />Allora ripeto ancora: che ci fanno quei signori e quelle signore a quelle mostre definite d'arte? <br />Ogni grande organizzazione, ogni grande museo, ogni grande fiera, dal Guggenheim alla biennale di Venezia ha bisogno di tutti quei personaggi che vi ho descritto. <br />Ma allora vi domando: di tutto questo abbiamo proprio bisogno?<br />Ci andreste a chiedere un articolo ad un critico che sorride ed abbraccia mafiosi? <br />Accettereste una mostra pagata da una banca che si è arricchita finanziando il partito nazista?<br />E se accettiamo tuto questo, allora, riempiendoci la bocca di parole come creatività, libertà di espressione, arte, con che coraggio ci guardiamo la sera allo specchio?<br /><br />Domando ancora: di tutto questo abbiamo davvero bisogno?<br />Siamo sicuri?Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-646472035313790962009-07-11T01:48:00.005+01:002009-08-10T16:25:19.508+01:00Antonio Gramsci e l'arte contemporanea."E allora apriamo gli occhi.<br />Per esercitare il suo dominio, la borghesia, non ha sempre bisogno della coercizione, della violenza legale, del terrorismo di stato, come in Italia oggi.<br />Per imprigionare milioni di teste usa armi più sottili.<br />Da secoli ci ha persuaso e continua a persuaderci ogni giorno, che i suoi valori sono valori assoluti: famiglia, educazione, rapporti di lavoro, metodi di lotta politica.<br />L'ideologia borghese ha una risposta pronta per tutto, ed è una risposta capace di convincere, di assicurare il consenso, ma si, spontaneo, proprio di quelli che sono sfruttati, che sono anche ingannati nei sentimenti, nelle idee, fino al punto di sostenere il dominio dei loro stessi nemici.<br />L'egemonia della classe borghese, noi la respiriamo quotidianamente, come l'aria, è diventata senso comune nella coscienza di milioni di individui, ecco perchè prima ancora di conquistare il potere, prima, e non dopo, una classe rivoluzionaria deve diventare classe dirigente. Deve esercitare la sua egemonia per sottrarre alla classe borghese tutto un blocco di forze sociali.<br />Come? Strappando via via di dosso alle masse, anche le più arretrate, vecchie idee, pregiudizi, timori secolari, la fiducia e l'ossequio verso i gruppi dominanti.<br />Lo stato parlamentare al di sopra delle classi!<br />Il pricipio sacro della proprietà privata! <br />Questo è il cemento usato dal borghese per imprigionare milioni di teste.<br /><br />Questo processo di egemonia oggi lo fanno tutti quelli che sono alla direzione nelle fabbriche, nelle banche, nella stampa, e ora anche alla radio; gli sceinziati, i preti. Per imporre alle masse idee e principi che fanno comodo alle classi dirigenti."<br /><br />Antonio Gramsci.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-74013698538990052272009-06-07T01:48:00.007+01:002009-08-10T16:26:16.742+01:00NURTURING WALLS e John Berger.<div><object width="480" height="381"><param name="movie" value="http://www.dailymotion.com/swf/x7od85_nurturing-walls_creation&related=1"></param><param name="allowFullScreen" value="true"></param><param name="allowScriptAccess" value="always"></param><embed src="http://www.dailymotion.com/swf/x7od85_nurturing-walls_creation&related=1" type="application/x-shockwave-flash" width="480" height="381" allowFullScreen="true" allowScriptAccess="always"></embed></object><br /><b><a href="http://www.dailymotion.com/video/x7od85_nurturing-walls_creation">Nurturing Walls</a></b><br /></div><br />Vi consiglio di allargare il video per vederlo meglio.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-22616758399571666752009-05-24T20:06:00.003+01:002009-05-26T11:53:36.280+01:00VORREI SAPERE COSA DICONO.Mi domando, ora che il mercato ha finalmente dimostrato, a chi vuol vedere, di essere semplicemente una COLOSSALE CAZZATA, cosa hanno da dire gli artisti contemporanei che tutto il loro lavoro hanno costruito propio grazie a quel mercato.Claudiohttp://www.blogger.com/profile/12744014246952858976noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-287944853855950813.post-45477246127667128152009-05-16T17:30:00.008+01:002009-09-02T17:29:57.305+01:00STUDIO, LAVORI E SCIE CHIMICHE.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgU9oT-HtNvlUhNVQ3GMqh_Cs5MjW1GZqUnEVjODVAYXyXM3vL5uXPn35RNp76u3LK_2ZRnnqjUFoJCPGjuvf65MNWuSr3lUKqLt49j5YoIM0Poecbowe1dPE3k3wq9rEo0f2G21updFi8/s1600-h/DSCF8006.JPG"><img style="display:block; 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