Dicono che raccontare è terapeutico. Allora bene, questa è la storia.
Avevo una ragazza. Questa ragazza pensava di me cose abominevoli.
Pensava che avessi una o più storie con altre donne, che stessi con lei solo per farmi mantenere, pensava addirittura che avessi una figlia illegittima; per la precisione, una sera al ristorante mi gridò che ormai sapeva tutto, la figlia della mia ex era in realtà anche mia figlia. Quella sera al ristorante avevamo da poco saputo che la mia ragazza era in cinta. Mi disse che persone come me le facevano schifo, non voleva certo entrare nella tresca che c'era tra me, la mia ex e suo marito. Mi avrebbe lasciato il giorno dopo; sarebbe partita senza farmi sapere per dove e non l'avrei più rivista, ma soprattutto non avrei mai visto mio figlio. Non eravamo sposati, quindi lei se lo sarebbe portato via e non avrebbe mai lasciato che potessi vederlo. L'avrebbe tenuto lontano da persone orribili come me.
Passò i mesi seguenti offendendomi ed odiandomi; avevamo perso l bambino. Era stato un rigetto spontaneo che probabilmente le aveva anche salvato al vita. Se la gravidanza fosse andata avanti sia lei che il bambino sarebbero state in pericolo. Questo non lo dico io ma i molti dottori che abbiamo ascoltato.
I mesi seguenti, dicevo, li passò trattandomi come un mostro. Secondo lei se il bambino era morto era colpa mia, io non lo volevo e per questo era morto. E' vero, tra la madre ed il figlio sceglievo la salute della madre, era chiaro da subito che non sarebbe stata una gravidanza facile e la cosa più sensata era curare la madre e magari in futuro pensare ad un figlio in una situazione più sicura.
Alcuni mesi dopo l'aborto lei si sentì male e tutto faceva pensare che fosse di nuovo in cinta. Per 24 ore pensammo veramente che stesse aspettando un altro bambino; la mia prima ed istantanea reazione fu di dirle:"Bene! Questa volta faremo andare tutto bene! Andiamo via da qui e da questi ospedali fatiscenti ed andiamo dove puoi essere assistita in tutto quello di cui hai bisogno". Dopo le analisi vedemmo che non era un bambino. La mia reazione non servì a niente, lei continuava ad accusarmi di aver ucciso nostro figlio perchè aveva sentito che non lo avevo voluto. Facevo schifo ed ero un uomo disgustoso perchè intanto mi vedevo di nascosto con la mia ex con cui, secondo lei, portavo avanti una relazione. Sopportai per 5 mesi di essere trattato in questo modo, fino a che cominciai a risponderle a tono. Dovevo pur difendermi.
Passavo ogni singolo giorno con lei. La andavo a prendere a lavoro ogni giorno, non mi vedevo con nessuno se non c'era anche lei, la mia vita era basata solo intorno a lei ed alle sue necessità. Pulivo io casa perchè avevo più tempo libero. Per lei però la casa non era mai abbastanza pulita e continuava a lamentarsene.
Il periodo della gravidanza e dell'aborto le avevano tolto molte energie ed i dottori si erano raccomandati di fare una cura di ferro vitamine ed altro per riprendere le forse. Lei non ne volle sapere. A me diceva di farla ma in realtà evitò di curarsi. Vedevo benissimo che con il passare del tempo qualcosa nella sua salute non andava. Solo che non sapevo spiegarmelo. Quando le chiesi se voleva fare una visita di controllo per sicurezza mi aggredì dicendo che in realtà io volevo solo assicurarmi che lei non fosse di nuovo in cinta. Non sarebbe assolutamente tornata a farsi curare quindi.
Il risultato fu una infezione di ameba allo stomaco. I dottori videro che non si era curata, che le sue difese immunitarie erano quasi azzerate e quell'infezione ne era la conseguenza. Andammo nel miglior ospedale dove la curarono e la fecero rimanere per tre giorni.
Mi sentivo sollevato. Quella salute precaria che vedevo in lei da settimane finalmente aveva una causa ed era stata curata. Immaginavo che anche il suo stato d'animo ne avrebbe sicuramente guadagnato. Restai con lei tutto il tempo in ospedale. Non andai a lavorare per tre giorni. Lei non parlava la lingua ed in ospedale non parlavano inglese, quindi preferivo essere sempre li con lei. Soprattutto era anche un modo per poterci rilassare; aveva una camera tutta per se e nell'ospedale erano molto gentili. Ogni volta che portavano da mangiare a lei lo portavano anche a me e non era neanche male. La notte dormivo su una poltrona nella sua stanza che non era poi tanto scomoda.
Stavamo tirando un respiro di sollievo. O almeno credevo.
La sera del terzo giorno ero sceso al bar dell'ospedale per prendere un caffè, solo alcuni minuti mi pare. Quando tornai in camera la trovai pronta ad aggredirmi ancora una volta. Non gli detti tanto peso, un pò per abitudine, un pò perchè essendo in ospedale capivo che potesse essere nervosa. Solo che non aspettavo un'aggressione del genere. Appena mi sedetti accanto a lei cominciò nuovamente ad accusarmi della sua rovina. Stavolta era colpa mia se si era ammalata.
-Tu sei una persona di merda, ti hanno cresciuto vivendo nella merda e nella merda ti piace vivere! In casa c'è merda ovunque! Per questo mi sono presa questa infezione! Tu mi stai uccidendo, sei come i miei parenti! Volete vedermi morta e non sarete felici finchè non mi avrete ucciso! Ma io della tua merda ne ho abbastanza, appena esco di qui me ne vado da te e da tutto quello che ti riguarda!
Queste le sue parole. La sorpresa fece in modo che mi si stampassero bene in mente, quindi so che sono più o meno quelle.
Dovetti tirare un profondo respiro per mantenere la calma; non si può litigare con una persona in ospedale. Ma ero comunque fuori di me. Stavolta erano stati tirati in ballo anche il modo in cui i miei genitori mi avevano allevato.
Riuscii solo a risponderle -Sono tre giorni che non ti lascio sola, non faccio altro che prendermi cura di te, ho dormito due notti piegato in due su una poltrona e non sono tornato a casa neanche per farmi una doccia da quando siamo arrivati qui in ospedale. Ti assicuro che sono stanco ma tutto questo non mi pesa perchè è per il tuo bene, e questo è il tuo modo di ringraziarmi! Sai benissimo che non sono io ad averti fatto ammalare e pur essendo fuori di me adesso, so che non è bello discutere con una persona che non può alzarsi dal letto, quindi la cosa migliore per tutti e due è che io me ne vada a casa a calmarmi ed intanto tu ripensi a cosa stai dicendo.
Uscii e venni a casa.
Da qui, ora che sembra tutto calmarsi, inizia il crollo decisivo.
Arrivai a casa e non avevo fatto neanche in tempo a spogliarmi per fare una doccia che sentii un blip dal mio computer. Era la mia ex che sapendo che la mia ragazza non stava bene voleva sapere come stavamo. Per inciso:"Si non credo sia un crimine restare in amicizia con le proprie ex, soprattutto se hanno già marito e figli".
vi trascrivo esattamente la conversazione qui sotto:
-claudio, tutto bene?
-Ciao
si insomma
no
E' in ospedale e deve starci due notti
ha un infezione all'intestino
un batterio
il brutto è che sta uscendo di testa
e mi ci sta facendo uscire anche a me
l'altro giorno ha rovesciato la cucina gridando
sono mesi che va avanti così ed ora anche io ho i nervi che non resistono
-mi dispiace claudio.
non me la immaginavo una risposta cosi
io chiedevo soprattutto se poi avete sentito il dottore, e se era tutto bene
e per il resto penso che uno deve stare bene con una persona, non deve essere cosi difficile
-Si non è facile
scusami tanto
mi ha telefonato dall'ospedale che non sta bene e c'è bisogno che l'aiuto a parlare con i dottori.
Queste poche righe mi saranno rinfacciate per un anno come fossero le prove di un omicidio.
Mi rivestii ed andai in ospedale perchè mi aveva telefonato dicendomi che aveva mal di testa e non riusciva a vedere. Secondo lei era grave.
Gli risposi che quasi sicuramente la flebo che le stavano dando era troppo veloce o ne aveva presa troppa. Ci avevano già avvertito i dottori. Non doveva preoccuparsi. Lei mi diceva di correre perchè l'infermiera non riusciva a capirla. Corsi senza neanche essermi lavato e trovai l'infermiera che la stava calmando. Tutto era passato. L'infermiera le aveva tolto la flebo e lei stava meglio. Era solo la flebo troppo veloce.
Il giorno seguente tornammo a casa in tempo per andare a letto. Ero tranquillo, pensavo lo fosse anche lei. Tutto era passato. Anche la nostra discussione. La sua salute ora era ristabilita e vedevo davanti a noi solo quello che saremmo riusciti a costruire. Ma mi sbagliavo.
La mattina dopo fui svegliato dal rumore di oggetti che cadevano. Era lei che stava buttando tutte le sue cose nella sua valigia aperta sul pavimento. Era una furia. Io invece era appena sveglio e rincoglionito di sonno.
-Ma che fai?
-Me ne vado! Vado via da una persona spregevole come te! Sei una persona orribile. Sai solo tradirmi ed ora ho le prove! Mentre ero in ospedale a soffrire e perdere sangue tu te ne stavi qui a decidere con la tua ex che dovevi lasciarmi. Mi avevi fatto sentire un mostro! Un Mostro! C'eri quasi riuscito! Ma ora lo so! Il mostro sei tu! Disgustoso traditore! Io in ospedale e lui a scriversi con la sua ex per decidere il modo in cui lasciarmi!
Vi sembrerà strano ma continuavo a non capire.
Era successo che appena sveglia, per prima cosa, aveva preso il mio computer e si era messa a controllare i miei messaggi istantanei, e cosa aveva trovato? Quello che poco sopra vi ho scritto. Quelle frasi con la mia ex.
Non importava la situazione in cui erano state scritte. Ai suoi occhi era un accordo che io e la mia ex stavamo accordandoci perchè io la lasciassi. Lei in ospedale a soffrire ed io a tradirla sbattendomene di lei. Parlavo dietro le sue spalle con la donna che veramente avrei voluto. Lei era la vittima. La povera vittima di un uomo che non faceva altro che maltrattarla.
Riuscii a farla calmare ma da li in poi nulla è stato come prima. Non ha mai cambiato idea e non ha più smesso di trattarmi peggio della più misera merda.
Com'è finita la storia sono cose nostre. Così come sono cose mie quanto l'amavo e quanto ho fatto per lei. Non sono qui a descrivere quello che provavo per lei, o a fare l'amante disperato. Non è la vostra commozione che cerco. So io quanto l'ho amata e lei sa quanto gliel'ho dimostrato. O lo saprebbe se volesse vederlo.
Sarebbe molto facile copiare qualche frase d'amore da qualche libro e recitare la parte del cuore spezzato. "Quanto l'amava" pensereste tutti.
Di questo non devo rendere conto a voi che leggete.
Ci tengo a chiarire questo punto perchè è proprio su questo che si basa tutta la nostra storia. Sulle azioni. Sul bene fatto ogni giorno e non sulle parole più o meno poetiche. Ma per lei le parole contavano molto di più.
E' arrivato il tempo del finale ed il finale è questo.
Lei lesse quelle tre righe scritte di fretta prima di andarla a trovare in ospedale e da li costruì tutto l'odio che mi rovesciò addosso per mesi. Venivo odiato ed insultato per qualcosa che era solo nella sua testa. Se fossi stato come lei avrei cercato di discolparmi con le parole, ma decisi di continuare a volerle bene con le azioni come avevo sempre fatto.
Lei doveva fidarsi di me come io mi fidavo di lei.
Il bello che quelle parole per discolparmi ci sarebbero anche state.
Le avevo e le avevo sempre avute. Avrei potuto fargliele leggere. Avrebbe anche potuto leggerle da sola visto che mi controllava le e-mail di nascosto. Eppure no. Non ho mai voluto farle leggere quello che la mia ex mi scrisse la mattina stessa in cui io e lei litigavamo.
Appena finito di litigare e rimessa apposto la sua valigia, controllai ancora le mail e trovai alcune frasi a cui risposi. Copio tutto qui sotto.
-Penso che c'è una vita sola e bisogna vivere bene, e da come mi hai parlato, penso che lei sia veramente importante, e non ti capita spesso di fidarti ed aprirti alle persone. Anche se questa parte tra voi è stata difficile a causa della salute e dello stress, ci passerete sopra e potrai essere felice a vivere con lei, no?
-sono contento che la pensi in questo modo :)
-claudio vorrei veramente che tu sia felice, e mi dispiace poi come e andata con lei, e che lei pensi che abbiamo una storia segreta.
-Si lo so è una bellissima persona ma davvero ha dei problemi con la gelosia
-e poi penso ancora un'altra cosa, che secondo me, te hai una tendenza a negare i tuoi sentimenti, soprattutto all'inizio di un rapporto. come se non ti volessi lasciare andare ad una persona perchè sei talmente abituato ad essere da solo, ad avere le tue regole che non vuoi che una persona viene e te li cambia.
Mi dispiace se parlo cosi troppo forte, o troppo diretta ma queste cose le devo davvero dire. Questo non lasciarti andare secondo me lo stai facendo anche con lei. Lo fai magari con una certa sensazione di protezione, non lo so, non ti posso dire i tuoi motivi.
Allora non lo fare se lo fai per dei motivi sbagliati. Non resistere.
Se vuoi stare con lei, è una persona bella ed è speciale, buttati, non pensare più a quello che c'è stato di brutto.
Ho la sensazione di conoscere solo la parte peggiore del vostro rapporto, ma invece ci deve essere anche una parte bella.
-si scusa mi sta cercando devo andare. Hai ragione praticamente su tutto e mi fa davvero bene sentirti parlare in questo modo.
Avrei potuto dirle :"Guarda! Tu che ci tieni tanto a conoscere la mia vita segreta! A sapere cosa dico ed a chi! Chiunque si accorge quanto per me sei importante e quanto sto facendo per noi!Ora hai anche le prove nero su bianco!"
Invece non lo feci e non l'ho mai fatto.
Continuò a ferirmi ma non volli mai farle leggere quello che magari le avrebbe fatto capire quanto sbagliava.
In amore contano la fiducia e le azioni. A me importavano quelle. Non le giustificazioni. A costo di ferite che ancora dopo anni non guariscono non ho mai cercato giustificazioni. Doveva fidarsi.
Doveva fidarsi.
venerdì 21 ottobre 2016
lunedì 4 aprile 2016
How come that the Impressionists are so fashionable?
How come that the Impressionists are so fashionable? The bourgeoisie of today is so changed or emancipated compared to that period of the Salon?
This is the question that I ask myself in front of a Monet, before I clash with the picture. I say clash, and I mean it, for a reason I am going to say.
One of the big changes that came with the Impressionist painting concern space.
Not the space in the painting (not just that) but the space of the painting.
That is why the concept of space, here, is another.
In a painting in which the viewer find space to enter also find something that happened in a past time, even if just in the head of the painter. The viewer can share it, yet that time and that space are past; something was there and we can find it again in the context in which the artist lets us enter; but with Monet this does not happen.
With the Impressionists, and most important with Monet, the picture becomes a surface. It is not as will happen with cubism, but it started that way. Until then, the painting was almost always been associated with a window that we have to cross with the eyes, with Monet the window is closed and we are faced with a glass.
In a Monet in fact you do not enter, just as we do not enter into a glass.
We are spectators of something that has been somewhere, and now is no longer anywhere.
If until then, painting concerned what has been and the painting alowed it to continue to be, with Monet we found ourselves in front of what is no more, something that will not be shared in its being there always.
This is why Monet does not need a space in wich we can enter but a surface.
This was one of the reasons that upset the bourgeoisie.
The period of Impressionism has been studied over and over again, socially, politically, psychologically. Much has been said and I have nothing to add again, except that, for the first time in history, in those years time became money.
The motto of the bourgeoisie was "Arrichez vous!".
Conection between banks, newspapers, industries and collectors just started.
Time had been many things: the energy of the seasons, a god, a destiny, a mistery, a healing victory, a forest, a cave, a spiral, a cycle. All places in wich a human being can enter (sometimes with anguish sometimes with desire) with others. With all the others.
With money, instead, there is no place to enter.
That was the period in wich the bourgeoisie felt his victory and was convinced of its superior being; but it was also the time in wich was faced with his inadequacy. Inadequacy that especially today we all can feel.
Time was now an arrow: only one dimension that showed everyone the right direction. Obviously the arrow had been shot by the bourgeoisie. For this reason paintings by Monet were ostile. The arrow found itself crashing the glass.
The bourgeoisie of today loves impressionism and especially Monet. His paintings are reproduced anywhere: bags, bottles, advertising, book covers, blankets.
Does this means that the bourgeoisie has at last understood and is now closer to the Impressionists?
No. The middle class has just managed how to exorcize Monet; now he has become harmless.
Now let me explain how.
Men have always been in need of the rite. In the rural world, the mith, had always lived through the rites. An example is the Mass that was a rite that has crystallized for millennia a religious belief; all religious practices, can be summarized in a single scheme: the eternal return of the death and resurrection, death and resurrection of nature, of grass, of the harvest.
Now for the modern man this eternal return does not make sense. Instead of seasonal cycles we placed all the endless cycles of production and consumption; production and consumption of bicycles, car, clothes.
Production and consumption is an artificial rather than natural cycle, but it is a cycle.
Each power has its own form of ritual and this cycle created by the industrial power has given rise to new rites. Today rites are of a different type. An example is being lined up in front of the television or be in a row in the car on the weekend, or go for a picnic in a meadow always in the weekend.
One of the features of the disappearance of the ancient myth replaced by industrialization is the disappearance of initiation.
Puberty, for the Catholic religion, had communion and confirmation, and many others faith during the history of man hade infinite other kind of initiations. All of them where a need of climbing the steps that lead to the cicle of life and integration in a society.
These things do not matter nowdays, does not make any sense. İn hte society of consumerism there is no longer initiation; we are born already consumers. A child is born already integrated in the same cycle of consumption that homologate him to an adult.
So the cicles and the rites of industrial consumerism made us beleave to live in a world without rites, miths and cicles. A world where time and space are useless if you don’t use them to make money.
But is just an illusion. This illusion comes from the speed of the production cilcles that are now so fast that we usually do not perceive them. We are in a continuos present that never move and that we can’t grab.
This is where the illusion that capitalism will never end comes from.
So what is all this about in Monet?
As I try to talk about Monet and try to talk about the power of bourgeosie today I find myself using similar terms. Elusive time. Inability to create a space in which sharing something that happened, so that will last forever; all these sound very similar to the idea of space and time that bourgeoisie and industrial culture created.
Similar but not identical. Actually is the opposite. The use that we are doing now of Monet is the opposite of what he wanted to do with his image because even thou he deleted space and time, as I said, he crated images that cant’ be consumpted.
Now the surfaces he painted have found space on the surfaces of consumer goods. Industry use paintings of Mone to sell whatever can have an image on itself.
In these way the order so dear to the bourgeoisie, that order that impressionists broke, has been restored.
We find his paintings especially on calendars. Across Europe a whay much used to enjoy painting is riproducing it on calendars and fix them at home. There are thousands; for each month is associated a picture. Monet is among the top sellers.
His elusive time. His inability to create a space in which to get us to share something that happened, so that will last forever. His way of showing something that was there, but there will be no more; all these, has been stuck in a sheet, summarized and divided into days. The problem of space and time is now solved. The arrow of time do not have the problem of crushing on his paintings, it found its way of buy and sell Monet and continue on his linear way.
There was another painter the bourgeoisie never wanted; far from his contemporaries he was even lonelier than Monet.
With Cezanne the space that Monet had taken away from us is restored; in him we find past, present and future; the here and now and there and at that time. All in a painting that give us a space that we can all share infinitly. We could call him the anti impressionist and can almost never be found on bourgeois calendars . But that's another story.
venerdì 18 dicembre 2015
Come salvarsi?
Amici miei belli,
da tempo sto cercando una soluzione per superare indenni le feste natalizie che si avvicinano a passi felpati ma decisi.
Pensa che ti ripensa ci sono arrivato: o lo ignoriamo completamente tipo sordomuticiechi o lo abbracciamo totalmente come un koala all'albero.
Se scegliete la prima soluzione non pensate sia il modo più facile.
La fatica infatti sta anche nelle azioni che sembrano passive ma non lo sono.
Scansare il natale come se nemmeno ci fosse è cosa fattibile ma ardua.
Il natale tende a preparare i primi attacchi fin dai primi venti freddi di novembre. Qualche canzoncina nei supermercati ogni tanto, qualche reclame con accenni a bambini felici in televisione; sembrano niente ma invece è proprio da li che dovrete iniziare a reagire.
Per correre ai ripari e passare un natale sereno dovete cancellare ogni traccia delle festività.
Basta televisione quindi, basta radio e basta luoghi pubblici come grandi magazzini o piazze centrali di grandi città.
Se volete facilitare la cosa potreste trasferirvi in un paese islamico. Li il 25 dicembre è un giorno come un altro e festeggiano solo il primo dell'anno.
Purtroppo anche nelle metropoli mediorientali però, stanno arrivano le prime avvisaglie di alberelli illuminati alle finestre e ragazzini in strada col cappello rosso e bianco che si illumina.
Se l'espatrio non vi convince vi resta quindi la vita da eremita per due settimane.
Fate grande scorta di viveri ma evitate tassativamente ogni dolce natalizio, torrone, pandoro, panettone nonché noci, mandarini e datteri.
Chiudetevi in casa ed accendete i termosifoni a palla de foco per simulare un clima primaverile se non estivo. Gli abiti quindi dovranno adeguarsi. Soltanto bermuda e ciabatte di gomma.
Se volete andare sul sicuro orinate due o tre cocomeri per posta.
In questo modo annullerete ogni relazione sociale ed andrete lentamente verso la completa alienazione ma sarete certi che il natale non vi tangerà.
Se questa scelta non vi convincesse, resta la soluzione dell'immersione totale: abbracciate completamente il natale e le sue festività in tutta la loro lucentezza e bontà. Dovrete essere i più entusiasti ed appassionati festeggiatori.
Fin da novembre dovrete cominciare a telefonare ad amici, parenti e persone che non sentite dai tempi della pubertà per chiedere se verranno al vostro cenone del 25 e alla vostra festa di fine anno. Per ognuno ovviamente dovrete preparare regalo e biglietto con dedica tassativamente personalizzata da mettere sotto l'enorme albero che avete fatto il primo dicembre e che per più di un mese vi succhierà la stessa quantità di luce che solitamente spendete in un anno intero.
Vestitevi solo con maglioni con figure di animali o enormi fiocchi di neve ed ogni volta che entrate o uscite da un negozio gridate con voce chiara e nitida:"Buone feste a tutti", assumendo l'aria di chi si aspetta che gli altri contraccambino il saluto.
La vostra dieta si baserà solo di carboidrati e zuccheri di tutti i tipi. E' obbligatorio infatti che ingrassiate almeno dai 4 ai 6 chili in quindici giorni.
Lasciate perdere telegiornali e notiziari radio, hanno troppe brutte notizie ed a natale tutto deve correre liscio perché siamo tutti più buoni. Mettete quindi dvd a flusso continuo di tutta la serie dei film "Vacanze di natale".
Concludete spruzzandovi della neve spray sulle spalle del capotto, ma attenti alla quantità, se ne usate poca sembrerà forfora.
In questo modo sarete talmente occupati ad adempiere a tutti i doveri della più rigida tradizione che non avrete tempo per cadere in angoscia e chiedervi chi siete, cosa volete, e quali eventi della vita vi hanno portato a tali comportamenti.
Trovate queste due soluzioni mi ero illuso di aver risolto in un modo o in un altro il problema feste.
Ma l'illusione è durata poco.
Nessuna delle due è fattibile, inutile illudersi.
Si posso tentare o l'una o l'altra in modo più o meno convinto ma in ogni caso il natale riuscirà a passare le maglie delle vostre difese.
Chiusi in casa a ballare il limbo da soli pensando di essere a ferragosto, una canzoncina vi entrerà in testa comunque e senza accorgervene vi ritroverete a sussurrare "last christmas I gave you my hart".
Oppure in un alimentari, comprando il quinto cotechino riempito di sugna sentirete un ronzio nello stomaco, come se un chirurgo ci avesse lasciato il cellulare acceso che ora sta squillando col vibrato, e che intanto vi dirà "Pensi che questo basti ad evitarmi?".
Allora amici miei belli rassegnamoci, qualche botta dobbiamo prendercela; ansiolitici, sonniferi e passiflora non ci salveranno da tutto.
Che le vostre siano angosce a cui saprete resistere, e che le ferite non durino molto e soprattutto non lascino cicatrici.
Tenete duro.
Un abbraccio a tutti.
-Claudio-
lunedì 12 ottobre 2015
Chi comanda?
Ci sono molti curatori, e ci tengo a sottolineare che sono curatori e non artisti, che vivono della loro ignoranza per la storia dell'arte, del loro saper essere stronzi arroganti, della loro ipocrisia e della loro insensibilità.
Ma il mercato è in mano a loro e non a chi crea.
martedì 17 aprile 2012
Avete fatto caso che quando ci abbracciamo chiudiamo gli occhi?
Immagino sia per far meglio funzionare tutti gli altri sensi.
In un abbraccio sono coinvolti tutti; anche l'olfatto, anche l'udito.
Se l'abraccio è prolungato sentiamo il respiro dell'altra persona, e se ci parla ne senitamo la voce in un modo intimo. Sentiamo la voce che l'altro crede di avere. Quella voce che sentiamo quando parlamo ma che non è la voce che gli altri sentono.
Di solito ci si abbraccia all'inizio e alla fine di un incontro. Come a voler sottolineare l'inizio e la fine di un periodo, che però non finisce con una chiusura, ma con una promessa. Una stretta di mano è una chiusura, una abbraccio è una promessa che qualcosa di noi resta all'altro e noi prendiamo qualcosa dell'altro prima di allontanarci.
Immagino sia per far meglio funzionare tutti gli altri sensi.
In un abbraccio sono coinvolti tutti; anche l'olfatto, anche l'udito.
Se l'abraccio è prolungato sentiamo il respiro dell'altra persona, e se ci parla ne senitamo la voce in un modo intimo. Sentiamo la voce che l'altro crede di avere. Quella voce che sentiamo quando parlamo ma che non è la voce che gli altri sentono.
Di solito ci si abbraccia all'inizio e alla fine di un incontro. Come a voler sottolineare l'inizio e la fine di un periodo, che però non finisce con una chiusura, ma con una promessa. Una stretta di mano è una chiusura, una abbraccio è una promessa che qualcosa di noi resta all'altro e noi prendiamo qualcosa dell'altro prima di allontanarci.
martedì 21 settembre 2010
Alcohols can make us drunk, but you made us bleeding!
They told me there were three openings in NON Gallery, Pi Art Gallery, and Outlet Gallery.
As I was arriving I saw a huge group of people on the street and I thought:'what a crowd!'; but as soon as I got closer, the crowd that I thought was caming to see the exhibitions it turned to be a crowd of shouting men, not les than 50, all of them from 35 to 55, all of them form the neighbor.
I stop a girl on the street and I asked what were they saying. “They do not want to see people drinking on the street; they say that this is a neighbor for family and there are children around. They do not want their children to see people drinking on the street”.
The crowd kept walking from gallery NON to Pi Art ,that immediately closed the doors .
As the crowd saw that they were closing, one of the man at the head of the group turned around and shout to everybody to stop. They made gallery NON closing, broke some bottles and threw upside down whatever they found out of the gallery , and now they made the second gallery close as well; that was enough.
But it was not.
The group of family protectors, turned around and looked like disappearing as a car of police was coming.
While somebody from the galleries where talking to the police, nobody of them was at sight, but they where just hiding and waiting.
I was next to a policeman when a guy came to say that he saw some of the most responsible, right on the other side of the street hiding behind a big car.
We went there, first of all a man with a gray jacket and white shirt.
“There they are”, he was shouting “there they are!”, poıntıng hes finger: and that was when the fight started.
The group of the man of the neighbor jumped on him. I was right behind and I can tell you they’re expressions where not nice. They started beating whoever was trying to protect the man with the gray jacket or whoever they thought was responsible for the obscenity. The only two policeman there, could do nothing against at least ten of them.
There was a man with a brown jacket that I had seen a minute before out of the gallery, and now was on the ground trying to protect his head, five big man kicking him; I saw one of them kicking his head and when I saw the man standing up without bleeding, walking with hes own legs, I was relieved!
Right where the fight started two kid where playing and they run to see what was happening; I hade to pull both of them away or they could have find theirself in the middle of the fight.
The fight had a little break, but just for a minute. While the man with the gray jacket was talking to a policeman, one of the neighbor men came running and pounced him right on the face. The police did nothing, just helped the guy to stand up, but did not try to run and catch the big man. I helped as well and took him to have a sit; even if he covered his face with a hand the blood was still dropping at every step.
Anyway, when the big fat man came running to pounce, there was a five year old boy right next to the man he was pouncing.
I guess that was something that he was not against to show to kids.
Still no other policeman where coming. The only two there did nothing but asking questions to people of the galleries but not a word to the aggressors.
I got to Outlet where I saw the glass of the entrance door broken and inside a few young girls, two of them still crying for the shock.
That was when the ambulance for the pounced man came, and many other policeman as well, right on time to be late!
So dear father protectors, before you came, there was just alcohol on the street but as soon as you get there there was blood! What do you think is better?!
As I was arriving I saw a huge group of people on the street and I thought:'what a crowd!'; but as soon as I got closer, the crowd that I thought was caming to see the exhibitions it turned to be a crowd of shouting men, not les than 50, all of them from 35 to 55, all of them form the neighbor.
I stop a girl on the street and I asked what were they saying. “They do not want to see people drinking on the street; they say that this is a neighbor for family and there are children around. They do not want their children to see people drinking on the street”.
The crowd kept walking from gallery NON to Pi Art ,that immediately closed the doors .
As the crowd saw that they were closing, one of the man at the head of the group turned around and shout to everybody to stop. They made gallery NON closing, broke some bottles and threw upside down whatever they found out of the gallery , and now they made the second gallery close as well; that was enough.
But it was not.
The group of family protectors, turned around and looked like disappearing as a car of police was coming.
While somebody from the galleries where talking to the police, nobody of them was at sight, but they where just hiding and waiting.
I was next to a policeman when a guy came to say that he saw some of the most responsible, right on the other side of the street hiding behind a big car.
We went there, first of all a man with a gray jacket and white shirt.
“There they are”, he was shouting “there they are!”, poıntıng hes finger: and that was when the fight started.
The group of the man of the neighbor jumped on him. I was right behind and I can tell you they’re expressions where not nice. They started beating whoever was trying to protect the man with the gray jacket or whoever they thought was responsible for the obscenity. The only two policeman there, could do nothing against at least ten of them.
There was a man with a brown jacket that I had seen a minute before out of the gallery, and now was on the ground trying to protect his head, five big man kicking him; I saw one of them kicking his head and when I saw the man standing up without bleeding, walking with hes own legs, I was relieved!
Right where the fight started two kid where playing and they run to see what was happening; I hade to pull both of them away or they could have find theirself in the middle of the fight.
The fight had a little break, but just for a minute. While the man with the gray jacket was talking to a policeman, one of the neighbor men came running and pounced him right on the face. The police did nothing, just helped the guy to stand up, but did not try to run and catch the big man. I helped as well and took him to have a sit; even if he covered his face with a hand the blood was still dropping at every step.
Anyway, when the big fat man came running to pounce, there was a five year old boy right next to the man he was pouncing.
I guess that was something that he was not against to show to kids.
Still no other policeman where coming. The only two there did nothing but asking questions to people of the galleries but not a word to the aggressors.
I got to Outlet where I saw the glass of the entrance door broken and inside a few young girls, two of them still crying for the shock.
That was when the ambulance for the pounced man came, and many other policeman as well, right on time to be late!
So dear father protectors, before you came, there was just alcohol on the street but as soon as you get there there was blood! What do you think is better?!
domenica 4 luglio 2010
I piccoli Eichmann.
I piccoli Eichmann che le dirigono risiedono in un universo parallelo di ricchezza sbalorditiva, lusso e splendido isolamento che rivaleggia con quello della corte di Versailles. La èlite, protetta e arricchita, continua a prosperare anche se noi altri e il mondo naturale iniziamo a morire. Sono insensibili. Ci spilleranno fino all’ultima goccia di sangue. E le nostre scuole di business ed università elitarie producono decine di migliaia di questi dirigenti di sistemi sordi, stupidi e ciechi che sono dotati di sofisticate capacità dirigenziali ma incapaci di senso comune, compassione o rimorsi. Questi tecnocrati confondono l’arte della manipolazione con la conoscenza.
“Più lo ascoltavo, più era evidente che la sua incapacità di parlare era collegata alla sua incapacità di pensare, cioè di pensare dal punto di vista di qualcun altro”, scrisse Hannah Arendt in “Eichmann in Jerusalem”. “Era impossibile comunicare con lui, non perché mentisse ma perché era circondato dalla più affidabile tutela contro le parole e la presenza di altri, e quindi contro la realtà stessa”.
La nostra classe dirigente di tecnocrati, nota John Ralston Saul, è di fatto illetterata. “Una delle ragioni per cui è incapace di riconoscere il rapporto tra potere e moralità è che le tradizioni morali sono un prodotto di civiltà e lui ha una ridotta conoscenza della sua propria civiltà” ha scritto Saul sul tecnocrate. Saul indica questi tecnocrati come “edonisti del potere” e avvisa che la loro “ossessione con le strutture e la loro incapacità o mancanza di volontà di collegarle con il bene comune rende questo potere una forza astratta – una forza che il più delle volte lavora contro i veri bisogni di un mondo dolorosamente reale”.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7089&mode=thread&order=0&thold=0
“Più lo ascoltavo, più era evidente che la sua incapacità di parlare era collegata alla sua incapacità di pensare, cioè di pensare dal punto di vista di qualcun altro”, scrisse Hannah Arendt in “Eichmann in Jerusalem”. “Era impossibile comunicare con lui, non perché mentisse ma perché era circondato dalla più affidabile tutela contro le parole e la presenza di altri, e quindi contro la realtà stessa”.
La nostra classe dirigente di tecnocrati, nota John Ralston Saul, è di fatto illetterata. “Una delle ragioni per cui è incapace di riconoscere il rapporto tra potere e moralità è che le tradizioni morali sono un prodotto di civiltà e lui ha una ridotta conoscenza della sua propria civiltà” ha scritto Saul sul tecnocrate. Saul indica questi tecnocrati come “edonisti del potere” e avvisa che la loro “ossessione con le strutture e la loro incapacità o mancanza di volontà di collegarle con il bene comune rende questo potere una forza astratta – una forza che il più delle volte lavora contro i veri bisogni di un mondo dolorosamente reale”.
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