"C'è un fatto ormai sicuro: che gli uomini mai come oggi si sono talmente occupati di pittura e mai come oggi si è parlato così poco di pittura. Il critico moderno ha in orrore di parlare di pittura: è un tema che egli sfugge come la peste bubbonica; uno scoglio che cerca di evitare con la massima prudenza. Quello che oggi il critico cerca è l'aneddoto, oppure la chiaccherata a tono 'intelligente', anzi addiritura furbo, con cui si sforza di apparire un uomo superiore, acuto, uno spirito lirico e complicato, una persona al corrente dei più recenti fenomeni artistici. Infatti, quando si leggono i testi delle numerose monografie dedicate ai differenti Cézanne, Gauguin, Van Gogh ecc., non vi si trova che aneddoti, pettegolezzi e vita romanzata: di pittura nemmeno una parola. Così per pagine intere ci viene raccontano delle relazioni che correvano tra il 'Maestro d'Aix' ed Emile Zola, con relative fotografie e corrispondenze fac-simile[...] Tutto ciò avviene per tre ragioni importanti e fondamentali. Anzitutto molti di coloro che oggi scrivono di arte non capiscono un acca di pittura. In secondo luogo quello che essi cercano non è di parlare di pittura, che è un tema profondissimo ed inesauribile, ma difficile a trattarsi e arido, in modo che non permette di pigliare quegli atteggiamenti che oggi sono considerati una prova di intelligenza e di finezza spirituale, mentre altro non rivelano che una mancanza assoluta di vera intelligenza, di vera cultura, di charoveggenza e di coraggio. Finalmente perchè la pittura di cui parlano in fondo 'non è pittura' ed anche se fossero abbondantemente forniti delle quattro sopracitate virtù, non saprebbero lo stesso cosa dire [...] Il critico moderno, l'intellettuale moderno hanno terrore della pittura. Come il somaro sente l'approssimarsi del temporale, essi sentono che se il fatto pittura riesce finalmente a chiarirsi, a svilupparsi e a prendere piede in modo definitivo e non con le solite balle dei neoclassicismi e dei ritorni alla tradizione, essi sono definitivamente fregati. Allora addio a pretesti a voli lirici; addio critiche ermetiche, addio testi incomprensibili, addio prefazioni illeggibili; non più opportunità di fare gli intelligenti a buon mercato, i colti con poca fatica, gli sputasentenze senza correre alcun rischio. Non più scappatoie, non più modo di passare per un brillante scrittore mentre non si è capaci nemmeno di comporre una novella per la 'Domenica del Corriere'; non più occasioni magnifiche di fare in Italia gli Apollinaire e i Cocteau [...].
-Giorgio de Chirico-
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