Una bottega di elettricisti con un forte e olce odore di colla e polvere, l'hotel Hilton, un cancello scolorito, uno stendipanni che qualcuno ha lasciato in strada per asciugare degli asciugamani, un gatto fuori da un tabaccaio guarda chi entra e chi esce come se li controllasse, un ragazzo vestito alla moda e truccato come una donna, un parcheggio in un piaccola piazza di terrabattuta con un casotto di plasctica dove il custode guarda la televisione, molte porte aperte da cui si vedono le scale dei palazzi con scalini consumati che hanno preso la forma dei piedi di chi è salito e sceso, di solito la luce è poca ma lascia vedere quanto basta per capire che anche se non più nuove, quelle scale sono solide come il corrimano in ferro e l'ascensore che spesso le affianca silenzioso ma buono. Un supermercato appena costruito, macchine costosissime, un lustrascarpe, un cane che gioca con due ragazzi seduti su un marciapiede; una ragazza con una grossa fascia sulla fronte con su scritto freedom in grandi lettere d'orate, un uomo con suo figlio per mano, l'uomo con un vestitto scuro come chi sia appena stato ad un incontro importante, ed il figlio, di circa cinque anni, vestito esattamente come il padre, giacca nera con delle grandi spalle quadrate, pantaloni neri ben puliti e stirati, camicia bianca di cui si può vedere solo il colletto ed una grande cravatta nera il cui nodo copre quasi tutto il collo ed il petto del bambino.
Una bottega di barbieri con clienti che bevono il tè alle nove di sera, fuori dal negozio tre bicchierini di tè con il sottobicchiere appoggiati sul marciapiedi fuori dalla vetrina. Ogni porta di ogni palazzo, anche il più povero ed anche quelli ormai disabitati e cadenti, ha decorazioni in ferro battuto e finestre decorate.
Qui le case e le strade hanno preso la forma che serve alla gente che qui vive; come un abito comodo indossato da centinaia di persone insieme e che sembra scalderà sempre tutti. Cè la sensazione infatti, che le cose sia tanto robuste da non consumarsi.
Gli oggetti e le case sono stati forgiate dalla necessità. Non impota se povere o ricche, sembrano poter durare per sempre, e le nuove costruzioni ed i nuovi negozzi, sicuramente dall'aspetto più ricco, sembrano sempre sull'orlo della distruzione, come se dovessero disfarsi di li a poco.
Un'altra cosa ancora riempie il cuore passando tra queste strade; e cioè la certezza, ripeto, la certezza, che ad Istanbul ogni giorno da sempre centinaia, migliaia di storie vecchie e nuove avvengono, l'una connessa all'altra senza saperlo, e questo non fa sentire soli.
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