Denunciare!
Denunciare!
Dobbiamo denunciare!!!
Ed oggi il semplice atto di essere vivi è un enorme atto di denuncia!
Guardando l'arte comntemporanea, la maggior paerte del`'arte che si fa oggi, vorrei dire che mi viene da ridere.
İnvece mi viene da piangere; piango non per la visione che ho davanti- quella si che fa ridere- ma piango perchè sò quanto viene perso; quanta vita, quanta verità, quanta immaginazione, quanto desiderio vengono buttati via, in nome di una modernità e di una evoluzione che altro non è che servilismo ai potenti mezzi di consumo.
Le opere considerate più rivoluzionarie oggi non sono che banali immagini senza nessun desiderio se non quello di far sapere il nome di chi le ha fatte, e cosa peggiore di tutte, sono opere già accettate e digerite se non addirittura tacitamente o non consciamente volute dagli stessi poteri a cui vorrebbero andare contro.
Penso alle biennali. Quella di Venezia o quella di İstanbul che ho visto da poco.
Quei lavori conducono solo a persone che non sanno immaginare un altro mondo se non quello che gli è stato cucito addosso dal mondo dei consumi, dalla televisione, dalle multinazionali, dalla pubblicità, dalla moda o dai soldi.
İl loro distacco o la loro accusa alla massificazione di oggi, ha comunque bisogno di avere coordinate, e prendono quelle stesse coordinate da quegli stessi poteri, da quella stessa massificazione, che credono di evadere.
Se parlate con quelle persone, useranno tutti le stesse parole; parole di moda, parole che si deve usare se si vuole essere di quell'ambiente. Quindi sono muti perchè non dicono una parola, come Pasolini sapeva, una sola parola che non sia già prevista dall'alto.
Studiano la storia dell'arte, ma solo quella strettamente necessaria a confermare la loro visione, solo quella che dice cha hanno ragione.
Per loro la parola cultura non è "Il patrimonio delle conoscenze, dei comportamenti, dei gusti e dei bisogni spirituali di una comunità" come ha appena oggi scritto Vincenzo Cerami, ma è l'unico mondo che sono in grado di vedere, e cioè quello che gli è stato presentato come giusto.
Ma allora la mia denuncia in cosa consiste?
Una volta detto questo cosa dovrei dipingere?
Ho appena scritto che essere vivi è il più grande atto di denuncia, ma certo è che prima bisogna riuscire ad essere vivi, e forse ancora non lo sono abbastanza.
La strada che immagino sia quella giusta mi conduce ad una solitudine che credo patrimonio di quella società che ritengo sbagliata.
Quindi non intendo accettare la solitudine a cui sono costretto, ma ancora una volta non intendo nasconderla; volgio invece nominarla e quindi denunciarla; se non lo facessi diventerei io steso schiavo come gli schiavi di cui parlavo sopra.
C'è un gran bisogno di vita, di quella vita che ti riempie i polmoni e non ti fa mai sentire sicuro, ma ti fa stare bene anche se tremi.
Questo è quello che vorrei dipingere; non c'è separazione tra il parlare della vita ed impegnarsi nella denuncia; la distruzione della pittura è iniziata proprio quando si è smeso di pensare all`arte come un grande insieme di respiri, come lo stesso chredo sia la vita.
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