lunedì 8 gennaio 2007

"C'E' UN FATTO ORMAI SICURO".

"C'è un fatto ormai sicuro: che gli uomini mai come oggi si sono talmente occupati di pittura e mai come oggi si è parlato così poco di pittura. Il critico moderno ha in orrore di parlare di pittura: è un tema che egli sfugge come la peste bubbonica; uno scoglio che cerca di evitare con la massima prudenza. Quello che oggi il critico cerca è l'aneddoto, oppure la chiaccherata a tono 'intelligente', anzi addiritura furbo, con cui si sforza di apparire un uomo superiore, acuto, uno spirito lirico e complicato, una persona al corrente dei più recenti fenomeni artistici. Infatti, quando si leggono i testi delle numerose monografie dedicate ai differenti Cézanne, Gauguin, Van Gogh ecc., non vi si trova che aneddoti, pettegolezzi e vita romanzata: di pittura nemmeno una parola. Così per pagine intere ci viene raccontano delle relazioni che correvano tra il 'Maestro d'Aix' ed Emile Zola, con relative fotografie e corrispondenze fac-simile[...] Tutto ciò avviene per tre ragioni importanti e fondamentali. Anzitutto molti di coloro che oggi scrivono di arte non capiscono un acca di pittura. In secondo luogo quello che essi cercano non è di parlare di pittura, che è un tema profondissimo ed inesauribile, ma difficile a trattarsi e arido, in modo che non permette di pigliare quegli atteggiamenti che oggi sono considerati una prova di intelligenza e di finezza spirituale, mentre altro non rivelano che una mancanza assoluta di vera intelligenza, di vera cultura, di charoveggenza e di coraggio. Finalmente perchè la pittura di cui parlano in fondo 'non è pittura' ed anche se fossero abbondantemente forniti delle quattro sopracitate virtù, non saprebbero lo stesso cosa dire [...] Il critico moderno, l'intellettuale moderno hanno terrore della pittura. Come il somaro sente l'approssimarsi del temporale, essi sentono che se il fatto pittura riesce finalmente a chiarirsi, a svilupparsi e a prendere piede in modo definitivo e non con le solite balle dei neoclassicismi e dei ritorni alla tradizione, essi sono definitivamente fregati. Allora addio a pretesti a voli lirici; addio critiche ermetiche, addio testi incomprensibili, addio prefazioni illeggibili; non più opportunità di fare gli intelligenti a buon mercato, i colti con poca fatica, gli sputasentenze senza correre alcun rischio. Non più scappatoie, non più modo di passare per un brillante scrittore mentre non si è capaci nemmeno di comporre una novella per la 'Domenica del Corriere'; non più occasioni magnifiche di fare in Italia gli Apollinaire e i Cocteau [...].

-Giorgio de Chirico-
Alla Galleria del Palazzo in Lungarno Guicciardini 19 esporrà i suoi quadri Roberta Crocioni.

Per cominciare lascio qui il collegament al sito di riferimento dove potete sapere molto dipiù sulla signora Crocioni; ma le parole vengono comunque dopo e quindi per le opere dovrete venire alla mostra.
http://www.comunicati.net/comunicati/varie/33388.html

La situazione dell'arte contemporanea è simile ad un campo bruciato... ma qualche buona notizia ogni tanto arriva... la mostra di Roberta Crocioni di sicuro è una di esse.

sabato 6 gennaio 2007

ANTOLOGIA DELLA FIGURAZIONE CONTEMPORANEA

Sono tornato dalla visita a questa mostra:"Antologia della figurazione contemporanea. Italia: le ultime generazioni #1".La galleria si chiama Figurae, o almeno quello è il nome sul catalogo, mentre su internet viene chiamata Musei di Porta Romana. Magari era per quello che all'inizio nessuno mi sapeva dire dove fosse quando sono arrivato a Porta Romana a Milano.Come al solito non mi ero organizzato bene e non avevo preso l'indirizzo esatto; pensavo che sarebbe bastato arrivare a Porta Romana ed avrei trovato cartelli, pubblicità o qualcuno che sapesse subito indicarmi. Niente.La mostra comunque se ci andate è in Via Sabotino 22.Ero andato per vedere soprattutto Cremonini e credo di aver fatto anche la figura del fanatico con la bella ragazza della galleria... un pò l'emozione di Cremonini, un pò che era bella... devo aver detto una serie di bufalate da cartellone. Ci sarà comunque una seconda parte della mostra, ed una terza ed una quarta credo, a partire dall'undici gennaio; magari ci vado anche se ancora non ho idea di chi ci sia in mostra.

Ma parlaimo dei quadri."Alle spalle del desiserio" -1966-, "I tempi liberi" 1980-1982, "Les èclats du silence" 1995-1997, "Sole nell'ombra" 1994-1999.Da dove cominciare... non si comincia, si guardano.Questa è la pittura e Cremonini lo sa bene... uno dei pochi che ancora lo sa. La pittura non ha un inizio ed una fine, ma è li contemporaneamente dall'inizio alla fine. Non è una frase, non è un suono. Inizio e fine sono compressi in un istante che dura quanto uno sguardo. E' asserzione di tempo fuori dal tempo.Allora tanto vale partire da qualche parte, visto che dirò assurdità a confronto dei quadri.Il filo di "Sole nell'ombra", per esempio, non me lo aspettavo. Non avevo mai capito che fosse un vero e proprio filo con due piccoli pezzi di legno simili a mollette per i panni dipinti di bianco ed incollati al quadro.Molti critici saprebbero speculare molto su un fatto del genere. La materia esce dal quadro... l'oggetto camuffa se stesso per diventare altro e ritornare se stesso... si, roba del genere con tutto il rispetto per riflessioni del genere, che ricihedono il massimo dell'attenzione e che sanno essere importanti per lo sviluppo di un'arte onesta; ma che spesso oggi sono speculazioni del critico o del curatore per scrivere ed enfatizzare l'attenzione su un artista da vendere.Siccome questo però non è il caso di Cremonini che da vendere non ha niente e da speculare nemmeno, quello che viene da dire a me è, perchè?Non ho capito. Scusi Maestro ma non me lo aspettavo. Non perchè sia una stranezza mai vista, me lo sarei aspettato senza meraviglia da altri, ma da lei no.Lei ama la pittura proprio come superfice su cui lasciare traccia umana; usare un oggetto che pittura non è più, non dipingere un filo ma usare un vero filo per rappresentare se stesso va fuori da quella che è la pittura che lei sostiene. Scusi se mi permetto di dare un giudizzio che può sembrare irrispettoso, non voglio farle i conti in tasca, ma dipingere un filo con le mollette non sarebbe stato per lei impossibile... si può obbiettare che ogni cosa in pittura è impossibile come ogni cosa è un avventra da realizzare a rischio dell'insuccesso... certo lei lo ha sempre dimostrato... ma perchè non dipingere, ed usare un oggetto?Questo è quello che vedo incoerente in un quadro del genere. Lei fa un passo fuori dalla pittura in quel modo, proprio verso un modo di fare che tende a screditare la pittura che lei ha sempre fatto.Perchè quindi? Non lo so! Ma dovrei ora passare oltre parlando della mostra... Andateci; non voletemene se non mi dilungo in spegazioni. Per ora ho lasciato una mia perplessità davanti ad un quadro, dilungandomi anche troppo su un singolo particolare invece di parlare della sostanza, ma questo non deve distogliere da quello che la mostra è in realtà e quello che ho visto. Ho visto dei quadri. Cosa stranissima oggi; ed in quei quadri di sostanza cen'era tanta. Cerco di lascare il gusto da parte. E devo ammettere che non sarei capace di parlare degli altri artisti perchè, sembrerà brutto dirlo, ma alcuni non li ho neppure guardati. Ho chiesto dove fossero i quadri che mi interessavano ed ho passato tempo solo davanti a quelli. Ecco che quindi ho visto la tempera di Cremonini, le stesure e colature, i ripensamenti e le costruzioni. Da qui dovrei inziare a parlare... ma da dire c'è poco quando c'è un quadro.

Da dire c'è poco quando c'è un quadro.

Dovrei tornarci, e tornarci ancora.
Amo ferocemente, disperatamente la vita.E credo che questa ferocia, questadisperazione mi porteranno alla fine.Amo il sole, l’erba, la gioventù.L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina.Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile.Come finirà tutto ciò? Lo ignoro.”

-Per Paolo Pasolini- "Lui" 1970