martedì 21 settembre 2010

Alcohols can make us drunk, but you made us bleeding!

They told me there were three openings in NON Gallery, Pi Art Gallery, and Outlet Gallery.
As I was arriving I saw a huge group of people on the street and I thought:'what a crowd!'; but as soon as I got closer, the crowd that I thought was caming to see the exhibitions it turned to be a crowd of shouting men, not les than 50, all of them from 35 to 55, all of them form the neighbor.
I stop a girl on the street and I asked what were they saying. “They do not want to see people drinking on the street; they say that this is a neighbor for family and there are children around. They do not want their children to see people drinking on the street”.
The crowd kept walking from gallery NON to Pi Art ,that immediately closed the doors .
As the crowd saw that they were closing, one of the man at the head of the group turned around and shout to everybody to stop. They made gallery NON closing, broke some bottles and threw upside down whatever they found out of the gallery , and now they made the second gallery close as well; that was enough.
But it was not.
The group of family protectors, turned around and looked like disappearing as a car of police was coming.
While somebody from the galleries where talking to the police, nobody of them was at sight, but they where just hiding and waiting.
I was next to a policeman when a guy came to say that he saw some of the most responsible, right on the other side of the street hiding behind a big car.
We went there, first of all a man with a gray jacket and white shirt.
“There they are”, he was shouting “there they are!”, poıntıng hes finger: and that was when the fight started.
The group of the man of the neighbor jumped on him. I was right behind and I can tell you they’re expressions where not nice. They started beating whoever was trying to protect the man with the gray jacket or whoever they thought was responsible for the obscenity. The only two policeman there, could do nothing against at least ten of them.
There was a man with a brown jacket that I had seen a minute before out of the gallery, and now was on the ground trying to protect his head, five big man kicking him; I saw one of them kicking his head and when I saw the man standing up without bleeding, walking with hes own legs, I was relieved!
Right where the fight started two kid where playing and they run to see what was happening; I hade to pull both of them away or they could have find theirself in the middle of the fight.
The fight had a little break, but just for a minute. While the man with the gray jacket was talking to a policeman, one of the neighbor men came running and pounced him right on the face. The police did nothing, just helped the guy to stand up, but did not try to run and catch the big man. I helped as well and took him to have a sit; even if he covered his face with a hand the blood was still dropping at every step.
Anyway, when the big fat man came running to pounce, there was a five year old boy right next to the man he was pouncing.
I guess that was something that he was not against to show to kids.
Still no other policeman where coming. The only two there did nothing but asking questions to people of the galleries but not a word to the aggressors.
I got to Outlet where I saw the glass of the entrance door broken and inside a few young girls, two of them still crying for the shock.
That was when the ambulance for the pounced man came, and many other policeman as well, right on time to be late!
So dear father protectors, before you came, there was just alcohol on the street but as soon as you get there there was blood! What do you think is better?!

domenica 4 luglio 2010

I piccoli Eichmann.

I piccoli Eichmann che le dirigono risiedono in un universo parallelo di ricchezza sbalorditiva, lusso e splendido isolamento che rivaleggia con quello della corte di Versailles. La èlite, protetta e arricchita, continua a prosperare anche se noi altri e il mondo naturale iniziamo a morire. Sono insensibili. Ci spilleranno fino all’ultima goccia di sangue. E le nostre scuole di business ed università elitarie producono decine di migliaia di questi dirigenti di sistemi sordi, stupidi e ciechi che sono dotati di sofisticate capacità dirigenziali ma incapaci di senso comune, compassione o rimorsi. Questi tecnocrati confondono l’arte della manipolazione con la conoscenza.

“Più lo ascoltavo, più era evidente che la sua incapacità di parlare era collegata alla sua incapacità di pensare, cioè di pensare dal punto di vista di qualcun altro”, scrisse Hannah Arendt in “Eichmann in Jerusalem”. “Era impossibile comunicare con lui, non perché mentisse ma perché era circondato dalla più affidabile tutela contro le parole e la presenza di altri, e quindi contro la realtà stessa”.

La nostra classe dirigente di tecnocrati, nota John Ralston Saul, è di fatto illetterata. “Una delle ragioni per cui è incapace di riconoscere il rapporto tra potere e moralità è che le tradizioni morali sono un prodotto di civiltà e lui ha una ridotta conoscenza della sua propria civiltà” ha scritto Saul sul tecnocrate. Saul indica questi tecnocrati come “edonisti del potere” e avvisa che la loro “ossessione con le strutture e la loro incapacità o mancanza di volontà di collegarle con il bene comune rende questo potere una forza astratta – una forza che il più delle volte lavora contro i veri bisogni di un mondo dolorosamente reale”.


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7089&mode=thread&order=0&thold=0

I mediocri.

Mi dice: ”Ho un amico a Londra che dipinge”. Bello gli dico. Riesce a vivere? “Si, ogni mostra ci guadagna dai 100 ai 150.000 euro”. L’arroganza gli usciva non solo dagli occhi ma da tuttoil corpo. Ogni volta che parlava di soldi si dondolava godendo al suono della musica del pub.
“A Londra c’è un gran mercato, io sono un giornalista di borsa. Questa volta prendo 10000 per qualche giorno di lavoro”. Ancora quello sguardo arrogante, come se dicesse, figo vero?
Questo è il problema dell’arte oggi; dico io; ci sono artisti che fanno i milioni o artisti che non vendono niente. Dovremmo bilanciare meglio i guadagni, abbassare i guadagni milionari e alzare il guadagno di chi ora non è conosciuto.
“Allora pensi che l’arte sia comunismo?!” Mi dice fra il disprezzo e lo scherno.
MA CHE CAZZATA!!! SI PUO’ ESSERE PiU’ STRONZI DI COSI’???!!!

Non so resistere alle provocazioni e ci casco!
Si, rispondo, l’arte è comunismo!!! Lo dico ridendo per far capire che è solo una battuta detta per dagli contro.
Lui invece serio come toccato nell’intimo dice: “Perchè l’arte dovrebbe essere comunista?”
No, no rispondo non sto dicendo questo. L’arte non è comunista, dico solo che c’è chi non paga l’affitto e chi fa i milioni solo perchè ha dei buoni contatti.
“Infatti è questo che il mio amico sa fare, è bravissimo a trovare i contatti giusti. Non sei nussuno senza quelli.”
Non so proprio vendermi, gli rispondo.

Non so perchè tornato a casa mi incazzavo a ripensare a questo incontro. Mi faceva schifo ripensare alle frasi di quell’idiota.
Ora non molto. Penso che quello era solo un povero idiota.
Solo che i poveri idioti come quello, sono i difensori del potere capitalista che oggi sta distruggendo tutto quello che c’è di buono.
Sono i sordidi difensori che per una manciata di soldi sputano addosso a tutto quello che sia difesa contro la distruzione.
Appena si trovano contro qualcuno che abbia da ridiro contro il capitalismo, quindi contro il loro dio, sanno solo guardarti con disprezzo e sbatterti davanti l’evidenza dei soldi che guadagnano; quello èil loro nodo di giudicare; hanno più soldi di te, quindi devono per forza avere ragione e tu sei un illuso o un invidioso. La cosa più semplice è chiamarti comunista, una parola di cui non conoscono niente e che i loro padroni gli hanno insegnato essere un insulto da lanciare e chiunque cerca di difendersi dai crimini che il capitalismo continua a commettere senza sosta.

Quindi, bel pezzo di merda, sappi, e dillo anche al tuo amico, che l’arte è resistenza. Non è trovare i contatti giusti, non è farsi pagare migliaia di euro, non è comunismo, non è seguire l’onda del mercato.
E’, ripeto, resistenza.
E’ tutto ciò che non può essere consumato.
E’ quindi, il perfetto contrario del capitalismo.
Quel capitalismo che ti permette di godere quando dici quanto guadagni, è la peggior dittatura che l’essere umano abbia mai creato. E’ consumo di tutto. Le sue radici sono la guerra, e lo schiavismo.
Chi non vuol vederlo è in malafede.
Il capitalismo è 80% di persone ridotte in schiavitù comandati da un 20% di milionari il cui lavoro è inventare sempre un nuovo modo non farci ribellare e farci credere che questa società sia l’unica accettabile.
E’ invece la peggiore.
L’arte è resistenza davanti a tutto questo.

Sei un mediocre, e come tutti i mediocri difendi chi rende schiavo sia te che chi ci potrebbe liberare.

L’arte è un freno a tutto il male che l’uomo è capace di fare, e senz’arte,millennio dopo millennio, vivremoin una situazione ancora peggiore.

domenica 2 maggio 2010

L'arroganza dell'emancipazione non ha pudore.

"Dal 1949 al 1959, in piena guerra fredda, gli statunitensi, tramite i loro servizi segreti e del Comitato per l’Europa unita, versarono l’equivalente di 50 milioni di dollari attuali a tutti i movimenti europeisti, tra cui quello inglese di Winston Churchill o del francese Henri Frenay." Rémi Kauffer.

Una signorina tedesca conosciuta in un corso di turco aveva tutta l'aria della bambina presuntuosa e arrogante a cui fa sentire tanto bene far vedere che è la prima a capire tutto, che è molto emancipata, che è di mente aperta, che è tanto inteligente quanto sensibile.
Solo che è bastato parlare dei pericoli del Trattato di Lisbona che subito si è inviperita, guardandomi con aria tra l'ottuso e lo sconcertato e dicendo che lei queste cose le sa! Le ha studiate! Il Trattato di Lisbona non è niente di male!
Ogni discussione era ovviamente chiusa, lei lo sapeva bene, il suo sguardo bastava a capirlo.

Allora ragazzetta arrogante, invece di vantarti di cosa sei stata tanto brava a farti insegnare, vai a vedere cosa non vogliono far sapere, vai a guardarti come la U.E. sta privatizzando nazioni intere! Credi che la colpa dei problemi in Gracia sia dei lavoratori che non hanno lavorato quanto dovevano?
No! Proprio no!
La Germania invece è ststa tra le più interessate a creare una moneta che ha dato potere ad una banca centrale, la B.C.E., che ha immediatamente tolto moneta nazionale sostituendola con moneta a debito. Quando l'hanno fatto sapevano benissimo che togliere la sovranetà monetaria a molte nazioni vuole dire farel arrivare aduna crisi in qualche anno, per poi comprarseli con tre lire e toglierli ogni risorsa naturale.
Certamente queste cose te le hanno insegnate tutte! Certamente in quel tuo sguardo da non venirmi a dire quelle che so meglio di tutti, c'era anche questo.
Stai tranquila però, perchè se continuerai in questo modo diventerai molto brava a stare sempre con chi comanda e non avrai problemi a continuare a fare la fighetta.
Certo non avrai dignità ma basterà che ti circondi di persone che la pensano come te e avrai la certezza di avere ragione.
Quando ti ho fatto notare che una legge che tanto importante non è stata fatta accettare con un referendum, mi hai risposto che quello dipende dalle nazioni che non lo hanno voluto.
Questo vuol dire che non hai letto neanche un rigo di cosa hanno detto i ministri europei, tedeschi, francesi e inglesi soprattutto, che hanno duramente voluto che NON venissero fatti referendum. Fascismo. Semplice fascismo.
Non servono le camice nere per capire che siamo nella merda.
Bastano delle ragazzine convinte di essere emancipate e progressisite, e che sono pronte a difendere con tutta la loro arroganza quello che gli si sono fatte insegnare. Fa sentire tanto bravi, superiore e moderni, vero?
Allora dovresti accorgerti che la stessa cosa succedeva con i giovani nazisti.

Avevano il tuo stesso esatto atteggiamento.

Volevo fare citazioni o collegamenti a documenti che confermano quello che dico.
Qualunque cosa scriva però è minima in confronto a quanto di meglio è facile trovare facendo un semplice giro in internet; magari su siti non governativi.

sabato 24 aprile 2010

Da merce a spettacolo fino all'alienazione; il nemico è dovunque.

1. "L'intera vita delle società, in cui dominano le moderne condizioni di produzione, si annuncia come un immenso accumulo di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione".

Pagare? No grazie!

Proviamo un ragionamento semplice.
Se io prendo 10 euro, vado in una piazza e davanti a tutti li brucio, rischio la galera.
Perchè?
Perchè non è roba mia!
Quella banconota non è roba mia ma di qualcun'altro. E questo qualcun'altro è così attento ai suoi dieci euro, che se io li brucio mi vuole mandare in carcere.
Lo fa perchè in questo modo lo impoverisco di 10 euro?
No.
Lui il culo lo ha parato, sul suo computer c'è scritto che quei dieci euro sono suoi e anche se li brucio lo Stato glie li paga.
Il mio gesto però, rischia di mostrare a chi vede, e soprattutto chi vede quando mi incarcerano, che è tutto un trucco. Rischia di far capire a tutti che quella non è roba nostra, ma che, anche se non è roba nostra, dobbiamo pagarla!
I soldi non sono nostri; solo il debito che procurano è nostro; far capire questo è pericoloso per il potere, che quindi vuole che i suoi 10 euro siano intatti.
Ci sono altri motivi per la causa del debito nazionale?
Certo che ci sono.
La privatizzazione?
Certo che c'è!
Ma voler far passare per idiota e superficiale chi parla di signoraggio vuol dire essere in malafede.
Il Trattato di Lisbona è un buon esempio per il problema del signoraggio e della privatizzazione.
Il nemico più pericoloso è quello che dice di fare il nostro bene.

mercoledì 31 marzo 2010

Disegno, Berger, Elkins e Giacometti.

Gli artisti contemporanei, quelli di arte video, di installazioni, arte concettuale o altro, non sanno ammettere che il disegno è ancora necessario, essenziale, per il loro lavoro; probabilmente non vogliono accettare che l'insegnamento artistico continua a fondarsi sul disegno, che non è stato sostituito da niente altro.
Per loro, la parola scritta è tutto quello di cui hanno bisogno per coltivare la loro arte, se non addirittura insegnarla.
Le lettere delle parole, però, sono come file di piccole camicie di forza a cofronto della corposa sensazione di significato racchiusa in un tratto di disegno.

Ma parliamo più chiaramente del disegno.

Prima di evolvere nella scoperta di qualcosa che è visibilmente lì, era un modo di rivolgersi a quel che è assente, di farlo apparire.
Per come si intende, o fraintende, oggi, il disegno è quello che veniva fatto nel Rinascimento soltanto, o comunque è da li che ha inizio, quando i primi disegni vengono accettati come opere degne di essere comprate e vendute.
In realtà, il disegno è antico come il canto. Dura, come il canto e la danza, da 20.000 anni e come il canto e la danza è essenziale all'energia che ci rende umani.
Quando scriviamo, prendiamo in mano una penna e la assoggettiamo alla nostra esigenza di lasciare lettere su un foglio di carta. Tutti i disegni, invece, sono una collaborazione; la matita o la penna che usiamo, hanno voce quasi quanto noi; dobbiamo prepararle, accordarci con loro: e come sappiamo, ogni accordo, anche in senso musicale, riguarda una tensione.
Senza tensione non c'è disegno valido. Questa tensione viene dalla resistenza delle cose a lasciarsi disegnare.
L'arte è una forma di reisitenza secondo molti.
Io sono tra questi.
Parlaimo quindi di accordi, di tensione , di resistenza e, vorrei aggiungere per corenza, di distanza.
Senza distanza non ci sarebbe niente.
Ovviamente parlando di spazio, parliamo anche di presenza ed assenza.
Assenza però non vuol dire lontana distanza, ma, non visibilmente qui; c'è poi la questione di come essere invisibilmente qui.
Cosa c'entra allora Giacometti? Perchè le sue figure, molto spesso descritte come sul punto di sparire, cosa che spesso facevano letterlamente, sono in realtà più presenti di molte altre. Irriducibilmente lì, la loro essenza decide la loro presenza.
Più le figure si riducono, più lo spazio che le circonda è carico della loro presenza. La carica spaziale della presenza è per Giacometti la più grande preoccupazione della sua arte.
Ogni immagine occupa lo spazio che la circonda ed è per questo che non hanno contorni. Se quel che circonda una figura è 'sfondo', questa figura sarà sicuramente morta. Quello che la circonda è la 'ricettività' della sua presenza ed energia.
Se quindi la linea di un disegno è tesa, crea tensione da intrambe i suoi lati.
Ogni essere vivente, vive della propria ressitenza fisica.
Disegnare bene qualcosa è toccarne la resistenza.
Disegnare, voglio dire, è un'attività il cui scopo è riconoscere e forse conciliare un'apparente contraddizione tra presenza e assenza.
Disegnare è implicare quello che non ci sarà più quando in seguito guarderemo il disegno. Il disegno parla di una compagnia che, aldilà del disegno o fuori da esso, diventerà molto in fretta, o alla fine, invisibile. Per questo il disegno, anche se comprende o cerca di comprendere una presenza, riguarda un'assenza.
Ma quel che è assente dov'è? Qui, ma, separato dal disegno, invisibile.
I disegni da Giacometti a Rembrandt, non si lamentano della distanza, ma rispondono con una sola parola: QUI.
E questo non è qualcosa di discutibile solo in arte e quindi arbitrario; non parliamo di un concetto chiamato Disegno. Il riferimento è a quella struttura essenziale dell'animo umano senza la quale non ci sarebbe nessuna distanza. I disegni offrono accoglienza a quell'invisibile compagnia che è semre accanto a noi.
Per questo trovo insensato chi ha bisogno dell'astrattismo o dell'informale per dipingere l'invisibile; e per questo trovo altrettanto insensati i film tridimensionali.
Insensati per chi vuole essere coerente ma perfettamente sensati per chi ha un tornaconto a promuovere un prodotto invece di fare arte.

domenica 28 febbraio 2010

Non fatevi illudere. Non c'è arte commerciale.

"Oggi ci sono molte forze che si propongono di negare ogni distinzione fra il commerciale e il creativo. Più si nega questa distinzione e più si pensa di essere originali, aperti e colti.
In verità si traduce solo un'esigenza del capitalismo, la rotazione rapida.
Quando i pubblicitari spiegano che la pubblicità è la poesia del mondo moderno, questa affermazione sfrontata dimentica che non c'è arte che si proponga di comporre o di rivelare un prodotto che risponda all'attesa del pubblico.
La pubblicità può anche scioccare o voler scioccare, ma risponde comunque ad una presunta attesa.
Un'arte produce invece necessariamente un che di inatteso, di non riconosciuto, di non-riconoscibile.
Non c'è arte commerciale, è un non-senso.
Ci sono arti popolari, questo si. Ci sono arti che necessitano più o meno di investimenti finanziari. C'è un commercio delle arti, ma non arti commerciali.
[...]
Si possono sempre mettere in concorrenza i romanzetti commerciali e i grandi romanzi, saranno necessariamente i primi o i best-sellers a vincere in un mercato di rapida rotazione o, peggio, saranno loro che pretenderanno di avere la qualità degli altri e li prenderanno in ostaggio. E' quel che accade in televisione dove il giudizio estetico diventa "è gustoso", come un piatto prelibato o "è imparabile", come un rigore in una partita di calcio. E' una promozione dal basso, l'intera letteratura che si allinea col grande consumo.
"Autore" è una funzione che rinvia all'opera d'arte (e in altre condizioni al crimine). Per gli altri prodotti ci sono altri nomi altrettanto rispettabili, redattore, programmatore, realizzatore, produttore... Quelli che dicono "oggi non ci sono più autori" ritengono che sarebbero stati capaci di riconoscere quelli di ieri, quando erano ancora sconosciuti.
E' una presunzione. Non c'è arte che possa vivere senza la condizione di un duplice settore, senza la distinzione sempre attuale fra il commerciale e il creativo.
[...]
Oggi ci si sente intelligenti negando la distinzione fra commerciale e creativo: è perchè c'è un interesse.
E' difficile fare un opera, ma è facile trovarne i criteri."


Gilles Deleuze, Cahiers du cinema, febbraio 1986.