domenica 9 dicembre 2007

Sİ SCANDALİZZANO Dİ BANALİTA`.

Si scandalizzano di banalità.
Si credono coscienti di tutto perchè gli è stato insegnato e non si accorgono che sono solo indottrinati.
Ha ragione Pasolini: "Mostruoso è chi è nato dalle viscere di una donna morta". Quello che c'era di necessario ed umano nell'arte è quasi morto e chi nasce ora senza aver vissuto il prima, e soprattutto senza volersene nemmeno interessare e non in modo didascalico è solo un mostro pronto a distruggere tutto quello che è vivo convinto di farlo per il bene della vita.

Si! Per una volta voglio mettermi nella posizione di chi sa, davanti a chi non sa! Ma questo no perchè sia vero, ma perchè le persone che accuso sono quelle che vogliono avere ragione a tutti i costi ed anche davanti alle spiegazioni più chiare non vogliono capire o rispondono con argomenti ottusi.
Ma ad essere esatti non è tanto il voler stare dalla parte della ragione che mi interessa, ma il voler stare dall'altra parte o da un'altra parte rispetto a loro e voler prendere una netta posizione di distacco da certi discorsi!
Le loro sono le argomentazioni degli schiavi gaudenti; invece di rendersi conto della loro condizione, ringraziano il padrone per la prigione in cui vengono tenuti, e cosa ancora peggiore lo difendono con le unghie e coi denti.

Quali sono questi discorsi di cui parlo?
Prima di tutto sono discorsi da cui dovrei stare lontano appena li sento iniziare. Trovare una scusa e andarmene e lasciarli a parlarsi addosso; restando li mi faccio solo il sangue acido se non convinco nessuno e mi sento presuntuoso se vedo che qualcuno convinto dai miei discorsi.
Questi discorsi dicevo sono quelli di chi vede l'arte contemporanea come un'arte finalmente libera, dove tutti possono dire la loro opinione ed in nome della libertà di espressione sono pronti ad accettare per arte qualunque merda.
Dico merda non a caso perchè, la purtroppo, famosa merda d'artista è parte del discorso.
In nome di quella che loro credono libertà, sono pronti a ricevere palate di merda in faccia senza dire una parola ma anzi applaudendo.

Insomma in pratica il discorso che sentivo fare era che se è un'arte nuova ed è in un museo va bene, l'importante è che dica qualcosa a qualcuno; se ad altri non dice niente o la la pensano in un altro modo questo è solo perchè ognuno di noi ha le sue idee ed i propri sentimenti.
Quando ho risposto che questo vuole solo dire che tutto va bene, ma che quando tutto va bene vuol dire anche che niente va bene mi è stato risposto che è un discorso solo ripetitivo e troppo semplice.
Potrei dire che sono persone innocenti, che credono che se una cosa è in un museo allora vale la pena fermarsi a guardarla e merita un commento. Se è in un museo pensano che chi l'ha fatta abbia talento altrimenti non sarebbe li.
Ma non poso considerarli innocenti ma ottusi, e modellati dal padrone consumo.
Il loro discorso infatti a acqua da tutte le parti proprio perchè non prendono un posizione, a parole, dicendo che l'arte deve accettare tutto quello che possa muovere sentimenti, ma in realtà la loro posizione è ben ferma e rigida; è cioè la posizione dell'indottrinato, del non libero, di chi cerca sempre un ente superiore che dica si o no,e la risposta di quell'oracolo è per loro indiscutibile, o difendono perchè altrimenti data la loro mancanza di argomenti e di vera libertà, sarebbero perduti e si dovrebbero accorgere del baratro in cui stanno cadendo, dovrebbero accorgersi che non vivono e chissà da quanto non lo fanno.
Conoscono la storia dell'arte per quella ce gli è stata insegnata da due o tre librettini che parlano si e no degli ultimi cento anni e si sentono già padroni di ogni argomento correlato; hanno visto nomi e immagini sui cartelloni, sule reclami dei giornali e della televisione e credono di sapere chi è quindi degno di nota e chi no.
Hanno quindi questo dogma immenso che è l'immagine e l'apparire, il più bieco dei padroni, e lo seguono fedelmente.
Le loro convinzioni sono quindi assolute e superficiali proprio perchè assoluto e superficiale è il linguaggio dell'immagine che seguono e per la precisione dell'immagine ad uso pubblicitario. Parlano e pensano per slogan.
Voglio una libertà totale di espressione ma non appena qualcosa esce da un museo non è più arte; per loro l'arte deve rispecchiare il tempo in cui viene fatta e per questo si adeguano ad ogni nefandezza vada per la maggiore in quei tempi per il semplice motivo che, come loro stessi dicono, oggi funziona in questo modo, e per il solo motivo di essere famoso deducono che qualcuno ha talento; ogni loro giudizio è quindi sempre mediato da un ente superiore ed autoritario, gerarchico e repressivo, ma che per loro è simbolo di tanta libertà.
Come i borghesi, non si sbilanciano ed accettano per buone argomentazioni e sentimenti opposti, dicono e non dicono perchè come loro stessi ammettono tutto va bene basta che muova qualcosa a qualcuno, e saltano su carro del vincente di turno per il fatto che oggi funziona in questo modo.
Non hanno argomenti, quindi, e per questo continuano a ripetere che tutto va bene.

Consumismo e cambiamenti sia sociali che artistici non sono fenomeni separati e a cui non fare attenzione.

"In quanto trasformazione (per ora degrdazione), antropologica della "gente", per me il consumismo è una tragedia, che si manifeta come delusione, rabbia, taedium vitae, accidia e, infine, come rivolta idealistica, come rifiuto dello status quo".

Da "Sacer" -sul Corriere della Sera del 30 gennaio 1975 col titolo "Pasolini replica sull'aborto".