mercoledì 25 febbraio 2009

RELIGIONE PERSONALE.

Ma proprio personale personalissima.

Come sento nominare qualunque personaggio della bibbia o della cultura cristiana, mi arriva un odore al naso.
E' un odore ben preciso. L'odore di una stanza di cui ho un immagne ancora molto chiara.
Ho studiato dalla prima elementare fino alla quinta liceo in una scuola cattolica. Sempre la stessa scuola, lo stesso palazzo, le stesse scale, per tredici anni.
Le elementari erano al terzo piano, le medie al secondo ed il liceo al primo, dove erano anche la segreteria e gli uffici del rettore e del preside.
Crescendo quindi ci si avvicinava semrpe più a terra e sempre più alle stanze del potere e del controllo. Stanze silenziose, quasi sempre chiuse a chiave e quasi vuote.
In alto invece le elementari, erano come un mondo a se. Lontane dai rumori della strada, nessuno dei preti che gestivano la scuola passavano mai di li, ed eravamo accuduti dalle maestre delle aule.
Dalla prima alla quarta elementare avevamo sempre la stessa aula e la stessa maestra.
Di quel perido e di quella stanza mi ricordo tanto sole e suoni limpidi!
Arrivati in quinta però si passava nell'aula di un maestro che era anche prete.
Questo maestro prete, però, già dagli anni precedenti, ci faceva catechismo una volta alla settimana.
Venivamo accompaganti dalla nostra maestra nell'ultima delle aule in fondo al corridoio; a me sembrava lontanissima, addirittura affacciata sull'altro lato del palazzo; una realtà appartenente quasi ad un'altra concezione di spazio;
ed ora come sento dire il nome di un qualsiasi santo della formazione ufficiale, mi torna immediatamente al naso l'odore di quell'aula.

E' odore di polvere, ma una polvere quasi fresca, forse per la muffa, la polvere di una stanza che non viene riscaldata ed in cui nessuno entra se non una volta ogni tanto; una stanza piccola e stretta, con tutte le finestre e le persiane sempre chiuse perchè durante le spiegazioni ci venivano fatte vedere delle diapositive: c'era un poriettore di quelli a due fessure, che mentre in una vedi una foto nell'altra devi togliere la foto precedente ed infilarci quella successiva.
E' odore della cattedra su cui c'era sempre un posacenere con una sigretta lasciata accesa ed una bottiglia di vino con un bicchiere. Semrpe. Non per modo di dire, proprio sempre.
E' l'odorre del ferro delle panche su cui sedevamo, l'odore di tutte le cose che in quella stanza erano ammucchiate. Tende pesanti e scure, scatole di cartone, mobili da accomodare, qualche attrezzo che non sapevamo a cosa servisse e che probabilmete era li per sbaglio.
Ma soprattutto è l'odore di sculture di santi in gesso, grandi e piccoli, con le aureole di filo di ferro, appoggiati in giro per la stanza. L'odore della polvere che su quei santi si era accumulata col tempo, e che di li si staccava quasi stupita al nostro passaggio.
L'odore della vernice massiccia e pesante con cui erano dipinti, e l'odore della paglia delle scatole in cui venivano chiusi e ritirati fuori ogni tanto.
E' l'odore dei manifesti di carta attaccati alla pareti che raffiguravano quegli stessi personaggi, ora in questa ed ora in quella situazione. E'l'odore della carta porosa dei fogli che ci venivno dati all'ingresso e su cui erano scritte le preghiere del giorno.

Insomma è un odore del tempo e dello spazio che stanno dietro le rappresentazioni ufficiali; dove i tappeti vengono srotolati e battuti bene e le sale sono illuminate dal riflesso di colleane ed anelli lasciati li in atteza della prossima celebrazione per essere indossati.

Se poi non solo sento nomiare temi o personaggi del panorama cristiano, ma il discorso si approfondisce nelle loro azioni o va a sottolineare date e simboli delle loro storie, allora l'odore aumenta quasi a diventare solido e le immagini si chiariscono, pur sempre rimanendo scure.

1 commento:

Anonimo ha detto...

una prosa semplicemente fantastica.
parole come linee ferme ed affilate
che incidono il piano dei tuoi ricordi, complimenti.