domenica 4 luglio 2010

I piccoli Eichmann.

I piccoli Eichmann che le dirigono risiedono in un universo parallelo di ricchezza sbalorditiva, lusso e splendido isolamento che rivaleggia con quello della corte di Versailles. La èlite, protetta e arricchita, continua a prosperare anche se noi altri e il mondo naturale iniziamo a morire. Sono insensibili. Ci spilleranno fino all’ultima goccia di sangue. E le nostre scuole di business ed università elitarie producono decine di migliaia di questi dirigenti di sistemi sordi, stupidi e ciechi che sono dotati di sofisticate capacità dirigenziali ma incapaci di senso comune, compassione o rimorsi. Questi tecnocrati confondono l’arte della manipolazione con la conoscenza.

“Più lo ascoltavo, più era evidente che la sua incapacità di parlare era collegata alla sua incapacità di pensare, cioè di pensare dal punto di vista di qualcun altro”, scrisse Hannah Arendt in “Eichmann in Jerusalem”. “Era impossibile comunicare con lui, non perché mentisse ma perché era circondato dalla più affidabile tutela contro le parole e la presenza di altri, e quindi contro la realtà stessa”.

La nostra classe dirigente di tecnocrati, nota John Ralston Saul, è di fatto illetterata. “Una delle ragioni per cui è incapace di riconoscere il rapporto tra potere e moralità è che le tradizioni morali sono un prodotto di civiltà e lui ha una ridotta conoscenza della sua propria civiltà” ha scritto Saul sul tecnocrate. Saul indica questi tecnocrati come “edonisti del potere” e avvisa che la loro “ossessione con le strutture e la loro incapacità o mancanza di volontà di collegarle con il bene comune rende questo potere una forza astratta – una forza che il più delle volte lavora contro i veri bisogni di un mondo dolorosamente reale”.


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